La vendetta di Silvio: se Fini non “divorzia” subito ha le ore contate

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 30 Aprile 2010 - 20:26| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

“Ci saranno epurazioni..”, il grido d’allarme è stato lanciato da Italo Bocchino e dal medesimo presidente della camera Fini. Purtroppo per loro ci saranno e dovranno assaggiare e subire un bel po’ di manganellate mediatiche, ancor prima che politiche. Quello che accadrà farà impallidire il ricordo dei dossier dedicati all’ex direttore dell’avvenire Dino Boffo oppure all’ultimissimo confezionato nei confronti della suocera dello stesso presidente Fini.

Sarà una sorta di vendetta postuma dell’irrisolto conflitto di interessi e della legge Gasparri che pure Fini e Bocchino votarono e difesero in ogni sede, quasi fosse il pegno di quella che allora ritenevano essere la nuova futura, eterna e santa alleanza. Quei giorni non torneranno più ma le randellate mediatiche che stanno per arrivare dal signore e padrone del polo raiset lasceranno il segno.

Non c’è bisogno di intercettazione telefonica alcuna per sapere quanto è già stato ordinato ai fedelissimi berlusconiani in servizio alla Rai. Il Tg1 sarà la punta di diamante di una campagna tesa a screditare Fini e i suoi e a indicarli come quelli che vogliono mandare a rotoli l’Italia,mentre un uomo buono vorrebbe risolvere ogni problema e dare un futuro ai cittadini più poveri e disperati. Piano piano Fini e i suoi spariranno dalla programmazione e compariranno, ironia della sorte, solo in quei programmi che un tempo tutta la destra avrebbe voluto vedere chiusi,del resto anche gli uomini di alleanza nazionale, dentro e fuori la rai, hanno votato il demenziale regolamento che ha soppresso, durante l’ultima campagna elettorale, ogni programma di informazione.

Tutti lo negheranno,ma già in queste ore si sta chiedendo il giuramento di fedeltà al duce,e non si tratta di Fini, a tutti quei dirigenti e a quei giornalisti ancora incerti tra Silvio e Gianfranco, una parte di loro sarà costretta a scegliere il primo, pena la rimozione dall’incarico, e dovrà dare continue dimostrazioni di fedeltà, come si richiede ai rinnegati, ai traditori, ai convertiti.

Giorno dopo giorno, grazie al conflitto di interessi, a Fini saranno segate le gambe politiche e mediatiche. Per queste ragioni, lo ripetiamo per l’ennesima volta, il tempo non lavorerà per lui, ogni incertezza, ogni dilazione, ogni rinvio del divorzio definitivo potrebbe rivelarsi esiziale. Quello che sta già accadendo alla Rai accadrà in Parlamento e in ogni luogo, sino a rendere ininfluente il dissenso dei finiani, una sorta di testimonianza senza forma alcuna di radicamento e di visibilità.

Sarà una casualità ma sino a questo momento tra i tanti temi di dissenso elencati, Fini e i suoi, per la ennesima volta, esitano a pronunciare la parola conflitto di interessi, libertà di informazione, esitano a dire no con forza alla legge bavaglio sulle intercettazioni che costituisce l’indispensabile premessa per tentare di realizzare una repubblica presidenziale di segno plebiscitario ed autoritario priva, per di più, delle indispensabili ed efficaci forme di controllo.

Se Fini vuole davvero spaventare Berlusconi deve decidersi ad affrontare in modo pubblico questi temi, gli unici che stanno davvero a cuore al presidente editore, non solo deve farlo, ma dovrebbe anche invitare le persone a lui vicine che siedono nelle autorità e nel consiglio di amministrazione della rai a separare le loro sorti da quelli del suo rivale che, proprio nel mondo dei media e della pubblicità , affonda le radici del suo immenso potere e della sua impunità.

Avrà il coraggio di farlo e di farlo in tempo utile a se medesimo e alla comunità nazionale? Non ne siamo affatto sicuri,se non lo farà la sua rovinosa sconfitta sarà certa, se lo farà tutto sarà rimesso in discussione e e il finale di partita sarà finalmente incerto e imprevedibile, comunque meglio di questa palude che che sta trascinando tutto e tutti nella melma, per usare un eufemismo…