Apologia di Masi: suicida di ridicolo, ma la Rai è allo sbando. E Berlusconi…

di Sergio Carli
Pubblicato il 4 Maggio 2011 - 09:36| Aggiornato il 27 Ottobre 2013 OLTRE 6 MESI FA

Troppo facile gettare su Mauro Masi tutte le colpe di quel che non va in Rai, come se Masi avesse portato al dissesto in brevissimo tempo un’azienda modello. La Rai è quello che è da quando è nata, perché è una azienda talmente poco azienda che la Corte dei Conti le ha negato qualsiasi autonomia; opera tra scilla della concorrenza e del mercato e cariddi dei rigidi vincoli delle procedure ministeriali; ha un capo azienda che viene nominato dal consiglio di amministrazione ma viene scelto dal ministro del Tesoro.

L’elenco delle colpe imputate a Masi è lungo e vario e di molteplice natura ma sono tutti peccati di quelli che fanno parlare i giornali, i più inscindibili dalla natura umana. Due fanno eccezione: la vanità, che ha indubbiamente contribuito a perderlo, e l’abbandono anzitempo, che contribuirà a spingere la Rai ancora un po’ oltre il punto di non ritorno.

L’uscita di Masi, così intempestiva, dà il colpo di grazia a qualsiasi prospettiva di gestione della Rai secondo criteri aziendali, alterando del tutto gli equilibri tra artisti, sindacati, azienda. Certo ai partiti questo importa poco: le aziende trattano in profitti, i politici in consenso. Certo, ancor di più, Berlusconi non potrà che essere più che felice di confrontare, ogni sera, prima di addormentarsi a seggiolino con una fidanzata, la rigorosa gestione della sua Mediaset con lo stato di sgangheratezza della Rai.

Missione compiuta per Masi e non solo per questo: ha realizzato un improbabile digitale terrestre, riuscendo a sopravvivere a tutti gli accidenti che gli sono stati certamente mandati da quei poveracci costretti a acrobazie tecnologiche per vedere un banale programma Rai. Non è stato risultato da poco, perché l’attuazione, come che fosse, del digitale terrestre era condizione di sopravvivenza per Rete 4 e Rai 3 nell’etere: certo questo era interesse di Berlusconi, ma sarebbe stato divertente vedere la reazione della sinistra se l’andata di Rai 3 sul satellite, stabilita vent’anni fa dalla Corte Costituzionale e mai attuata, di concerto con Mediaset, avesse determinato uno sconquasso nelle capacità di spesa della rete.

Masi ha anche litigato con Sky, il cui proprietario, Rupert Murdoch, è ormai nemico giurato numero uno di Berlusconi.