Il Pd non regge il governo, nessun segretario glielo può far digerire

Pubblicato il 8 Maggio 2013 - 12:43 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Sarà l’assemblea nazionale del Pd in programma sabato la sede in cui si deciderà il nome del successore di Bersani alla guida del partito. Oggi (8 maggio) nel “caminetto” a via del Nazareno (sede del Pd) lo stesso Bersani proporrà la candidatura di Anna Finocchiaro. Tra le personalità più autorevoli della sinistra Pd, donna ed ex capogruppo al Senato, potrebbe vincere le resistenze  degli altri big. Ma solo perché il tempo stringe e il partito sembra andare alla deriva. L’ultimo caso, quello della doppia bocciatura di Nitto Palma, candidato berlusconiano alla presidenza della Commissione Giustizia Senato, rischia di far fallire le larghe intese non appena si è iniziato a discutere di poltrone.

Come uscirne? Massimo D’Alema ci sarà all’assemblea ma non  stasera al “caminetto”: secondo il Corriere della Sera non farà barricate contro il “suo” candidato alla segreteria Gianni Cuperlo (una fulminante Jena su La Stampa lo chiamava il “D’Alema dal volto umano”). Walter Veltroni, che ha già detto no a Cuperlo, non ne dirà un altro a Finocchiaro. Beppe Fioroni, centrista, invoca un candidato condiviso o il congresso il 30 giugno. Rosy Bindi la pensa allo stesso modo (e dire di no a una donna sarebbe alquanto difficile per lei). Sergio Cofferati, che non partecipa all’assemblea ma continua a godere di un certo prestigio è il più convinto a chiedere congresso e primarie subito (ieri, articolo su Blitz Quotidiano).

Mentre i “giovani turchi” si dovranno accontentare ( Finocchiaro l’hanno già bocciata per la presidenza del Senato), Matteo Renzi assume, come sempre fa in queste occasioni, una posizione defilata. Sarà all’assemblea, e forse interverrà, ma di certo non al “caminetto” simbolo negativo e contaminante della politica degli incontri segreti e poco trasparenti. Ci tiene ad avere le mani libere. Goffredo Bettini spariglia e si assume la responsabilità di indicare un gioco e un nome diversi: Sergio Chiamparino, che fra l’altro deve essere ancora convinto. Ma un segretario sarà nominato con pieni poteri o per gestire il delicatissimo momento.

Anna Finocchiaro, se è per questo, dovesse venir nominata segretario non ci pensa proprio a non ripresentarsi poi al Congresso (è la tesi di chi vorrebbe un “reggente” che disbrighi gli affari correnti, diciamo così). Lo Statuto del partito prevederebbe anche le primarie per scegliere il segretario: tuttavia, lo stesso regolamento assegna all’assemblea la nomina in caso di dimissioni anticipate (il caso di Bersani). Finocchiaro, in conclusione, è il candidato con più chance di farcela. Come segretario in attesa del congresso. Un “reggente” a tempo determinato. Ben sapendo che oggi il Partito Democratico il governo non lo regge, e nessun segretario glielo può far digerire.