Comitato Pd: spunta l’emendamento Vendola

Pubblicato il 12 Maggio 2010 - 15:05 OLTRE 6 MESI FA

Gero Grassi

Si chiama “emendamento Vendola” la principale novità presentata alla riunione del Comitato ristretto del Partito Democratico incaricato di stilare la bozza del nuovo statuto che verrà votato venerdì in Commissione e il 22 maggio all’Assemblea nazionale.

L’emendamento Vendola, presentato da Gero Grassi, garantisce agli iscritti del Pd di poter sostenere la candidatura alla primarie di coalizione di un esponente di un altro partito, e il nome è un chiaro riferimento a quanto accadde in Puglia per le scorse elezioni regionali.

A premere per quest’emendamento sono state le minoranze della mozione Franceschini e Marino, che hanno chiesto di riscrivere la bozza di venerdì scorso, rendendo più chiaro che per decidere le candidatura di sindaci e Governatori le primarie sono la strada privilegiata, e che solo secondariamente si utilizzano altri metodi.

La richiesta ha trovato l’accordo con la maggioranza: “Si lavora costruttivamente alla ricerca di soluzioni condivise per fare una buona riforma del nostro statuto”, ha detto Maurizio Migliavacca, presidente della Commissione.

La riunione ha portato un chiarimento sulle accuse mosse dal veltroniano Salvatore Vassallo (che fa parte della Commissione ma non del comitato ristretto), che aveva sostenuto che la bozza licenziata venerdì non era il testo concordato con le minoranze.

Queste ultime, con Gero Grassi, Marina Sereni e Michele Meta, hanno espresso a Migliavacca e agli altri esponenti della maggioranza la propria fiducia nel loro operato.

Chiarito questo si è entrati nel merito. La bozza scritta venerdì afferma che per selezionare un candidato sindaco o presidente di Provincia o Regione il Pd “d’intesa con le forze politiche alleate promuove il ricorso alle primarie di coalizione”.

In queste “l’assemblea del Pd del livello territoriale corrispondente approva a maggioranza la candidatura sostenuta dal Pd”, che sarà quindi il candidato ufficiale.

“Gli iscritti al Pd – è scritto ancora nella bozza – possono avanzare e sostenere una diversa candidatura, qualora essa sia stata sottoscritta da almeno il 35% dei componenti della medesima Assemblea del livello territoriale corrispondente, ovvero, da almeno il 20% degli iscritti nel relativo ambito territoriale”.

Insomma il candidato indipendente è possibile, ma la soglia d’accesso è molto alta. Le minoranze hanno sottolineato che le primarie hanno un senso se la candidatura è davvero contendibile e se si chiamano gli elettori a fare scelte vere, e non a sancire le decisioni prese dai dirigenti.

Grassi ha presentato quindi il cosiddetto ‘emendamento Vendola’ che sancisce il “diritto” degli iscritti al Pd di “sostenere” (e quindi non solo di ‘votare’) un candidato diverso da quello sostenuto dal partito ufficialmente.

Altra questione è il caso in cui non si svolgono le primarie di coalizione perché magari uno degli alleati è contrario. La bozza attuale di lavoro afferma che, in questa situazione, “la decisione di ricorrere a primarie di partito, oppure di utilizzare un diverso metodo per la scelta di candidati comuni concordato con le altre forze alleate, deve essere approvata con il voto favorevole dei tre quinti dei componenti dell’Assemblea”.

La formulazione è stata contestata dalle mozioni Franceschini e Marino perché può essere intese nel senso che le primarie di partito si svolgono solo se sono sostenute dai tre quinti dell’Assemblea territoriale; il contrario di quanto prevede l’attuale statuto. “Quello che abbiamo chiarito – ha commentato Grassi – è che le primarie sono la priorità, e su questo siamo disposti a fare una battaglia politica”.