Pietro Grasso e Laura Boldrini: Napolitano irritato, lo hanno reso innominabile

Pubblicato il 29 Luglio 2013 - 04:14 OLTRE 6 MESI FA
Pietro Grasso e Laura Boldrini: Napolitano irritato, lo hanno reso innominabile

Giorgio Napolitano: non ha gradito le gaffes di Laura Boldrini e Pietro Grasso

La scarsa esperienza nel ruolo di Pietro Grasso e di Laura Boldrini, unita a una certa smania di protagonismo che ha portato Grasso a farsi umiliare in Tv da Marco Travaglio e la Boldrini a pontificare su tutto, facendoci rimpiangere la sobrietà istituzionale della futura catwoman Irene Pivetti, hanno irritato non solo agli italiani ma anche al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, con eleganza istituzionale ma con una certa dose di brutalità, li ha pubblicamente definiti “ridicoli”.

Questa è la sintesi, fuor di metafora, di una serie di eventi, avviata quando Pietro Grasso interruppe un senatore che criticava Giorgio Napolitano, culminata con analogo infelice intervento di Laura Boldrini e terminata con il comunicato del Quirinale che metteva in riga tutt’e due.

Non è il primo battibecco fra Laura Boldrini, che sembra interpretare il suo ruolo più come quello di una preside che quello del presidente di una assemblea parlamentare, e un deputato.

Ne hanno parlato a lungo i giornali, tutti bravi, ma i più anziani pensano cosa ne avrebbe saputo trarre Giovanni Guareschi, fosse ancora vivo e scrivesse ancora le sue esilaranti fanta ma non troppo cronache dal Parlamento.

“La Boldrini come Grasso: “Napolitano è innominabile”

ha scritto il Fatto. Repubblica, che è una specie di organo semi ufficiale della Boldrini, dedica un titolo a parte al comunicato del Quirinale, invertendo le due frasi che lo costituiscono per dare maggiore enfasi alla dura bacchettata, segno che Grasso, ma soprattutto la Boldrini che ha determinato la reazione, l’hanno fatta grossa:

“Il presidente della Repubblica “non censura” chi lo cita in Parlamento. Scende in campo il Colle dopo gli interventi in Parlamento dei grillini polemici su “Re Giorgio”, e che sono stati bloccati dalla Boldrini e da Grasso. Con conseguente polemica sul fatto di non poter citare Napolitano”.

La frase che precede tradisce,  nella interpretazione di Repubblica, uno stato d’animo anti Beppe Grillo e la sostanziale assoluzione della seconda e terza carica dello Stato, costretti, anzi tirati per i capelli, a entrare duro per colpa dei parlamentari di M5S. Repubblica, comunque,  pur non nominando più i due Grasso e Boldrini, cede al mestiere e riporta:

1. «Semplicemente ridicolo — osservano fonti del Quirinale — è il tentativo di far ritenere che il presidente della Repubblica aspiri a non essere nominato o citato in modo appropriato nelle corso delle discussioni in Parlamento».

2. Ai presidenti delle Camere, spiegano sempre dal Quirinale, spetta di garantire nel dibattito parlamentare «il rispetto di regole di correttezza istituzionale e di moderazione del linguaggio»”.

Stringata, forse un po’ troppo, la cronaca di Lorenzo Salvia sul Corriere della Sera:

“Fine mattinata, la parola al deputato [del partito di Beppe Grillo] Andrea Colletti: «L’attuale presidente della Repubblica che funge da presidente del Consiglio dei ministri e forse da capo indiscusso del Pd e del Pdl deve capire che non siamo in una monarchia costituzionale con a capo re Giorgio primo…».

“Discorso interrotto dalla presidente Laura Boldrini: «Lei non può parlare così del presidente della Repubblica. Ne abbiamo già discusso, non può chiamare in causa il capo dello Stato». Con la replica sarcastica dello stesso deputato del M5S: «Va bene, allora lo chiamerò l’innominabile»”.

Più completo e dettagliato il resoconto di Paola Zanca sul Fatto:

“Andrea Colletti, del Movimento 5 Stelle, dice, sventolando la Costituzione: “L’attuale Presidente della Repubblica, che in realtà funge anche da Presidente del Consiglio dei ministri e forse anche da capo indiscusso del Pd e del PdL, dovrebbe rileggersi questo libello e capire che non siamo una monarchia costituzionale con a capo re Giorgio I, ma siamo in una Repubblica parlamentare”.

“Come già capitato a Pietro Grasso, presidente del Senato, anche Laura Boldrini sbotta: “No, però lei non può parlare così del Presidente della Repubblica, lei lo sa questo. Ne abbiamo già discusso in altre occasioni”.

“Andrea Colletti: “Perché no? È scritto nella Costituzione: Repubblica parlamentare”.

“Presidente Boldrini: “Sì, però lei sa che non può chiamare in ballo il Presidente della Repubblica e anche questo fa parte del Regolamento”. Andrea Colletti: “Allora non lo chiamerò”.

Presidente Boldrini: “D’accordo, la ringrazio di questa cortesia”.

“Andrea Colletti: “Allora non lo chiamerò, dirò l’innominabile”.

Presidente Boldrini: “Lo abbiamo già richiamato. Ho già richiamato il collega Colletti a non tirare in ballo il Presidente della Repubblica, l’ho esortato a non farlo. Prego continui.”

Andrea Colletti: “Grazie Presidente. Ed allora, invece di fare ogni tanto un monito con il ditino alzato, l’innominato, dovrebbe ogni tanto anche guardarsi allo specchio e ricordo….(urla da Pd e Scelta Civica).

Presidente Boldrini: “Se lei continua io sono costretta a toglierle la parola”.

Andrea Colletti: “Mi perdoni, non ho nominato nessuno, mi scusi non ho nominato nessuno, ho solo citato un libro che dovrebbe conoscere, un personaggio delle favole, quasi. Ad ogni modo non lo nominerò più, non si preoccupi, non so neanche chi sto nominando in realtà, quindi non posso nominare chi non ho nominato…

Presidente Boldrini: “Continui in un modo appropriato”.

“Il siparietto va avanti un altro quarto d’ora.

Dalla sua vacanza in val Fiscalina, il presidente della Repubblica non sembra aver gradito la discussione tra il deputato Colletti e la presidente Boldrini. Scrive una nota”,

che è quella sopra riportata. Prosegue Paola Zanca:

“Alla Camera è toccato a Colletti, al Senato fu il capogruppo M5S Nicola Morra a commettere sacrilegio. “Non sono ammessi riferimenti – disse Grasso – Lasciamolo fuori da quest’Aula”, scatenando gli applausi della maggioranza.

“Lei non può citarlo”, insisteva, mentre Morra leggeva passi del suo discorso. Nei regolamenti parlamentari non c’è nulla di tutto ciò.

“Come ha ricordato in Aula il deputato Massimo Corsaro di Fratelli d’Italia, “l’unica norma del regolamento in cui si cita il presidente della Repubblica è il comma 3 dell’articolo 60” nel quale si dice che può proporre la censura con interdizione ai lavori per il deputato violento”.