La doppia porcata dello scudo bis. Londra e Berlino tassano il triplo

di Sergio Carli
Pubblicato il 18 Agosto 2011 - 13:12| Aggiornato il 19 Agosto 2011 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – La doppia porcata dello Scudo bis: doppia perché sarebbe il secondo regalo ai grandi evasori fiscali e perché non sarebbe, nella versione italiana, neanche un parente lontano di quel che Stati e governi seri stanno facendo in Europa e negli Usa per “toccare” i capitali nascosti prima al fisco e poi portati nelle banche straniere. La prima porcata è nota: a suo tempo il governo italiano propose un vero affare agli italiani che avevano illegalmente portato i soldoni all’estero. Ecco l’affare: voi i soldoni li riportate in Italia oppure li lasciate lì dove sono, noi governo comunque ve li “ripuliamo”. La “lavanderia” si chiama scudo fiscale e per sbiancare e far diventare legali i vostri soldi illegali vi chiediamo un cinque per cento della somma. Un affare: se aveste pagato le tasse avreste dovuto pagare il 43 per cento, lo sconto che vi offriamo è del 38 per cento. Ma non basta: noi governo ci mettiamo sopra anche l’anonimato, nessuno alla Agenzia delle Entrate saprà mai il vostro nome. E noi governo aggiungiamo ancora ulteriore salvacondotto: se un giorno qualcuno vi chiedesse informazioni o conto su natura e destinazione di quei soldi, allora voi potrete dire: sono soldi “scudati” e ogni curiosità verrà spenta e messa a tacere. Centottantamila italiani che avevano illegalmente nascosto al fisco e poi portato i soldi al’estero fiutarono e accettarono l’affare: dichiararono 104 miliardi di euro e pagarono circa sei miliardi di tasse. Guadagnandoci, all’ingrosso, quaranta miliardi di tasse non pagate.

In questi giorni qualcuno si è ricordato di quei 180mila. Il Pd, dall’opposizione, ha detto: facciamo pagare loro una quindicina di miliardi portando la tassazione dal cinque al venti per cento, facciamo insomma pagare un “contributo straordinario di solidarietà” anche a loro. Proposta, quella di Bersani, avanzata un po’ all’ingrosso. Non si sa ed è tutt’altro che facile sapere dove quei soldi siano finiti. Dato l’anonimato, chi dovrebbe riscuotere i miliardi aggiuntivi, le banche che hanno gestito il rientro dei soldi? Proposta che concretamente si scontra con la quasi impossibilità tecnica di mettere il sale sulla coda a quei miliardi. E che si è scontrata anche con una obiezione di “principio”, quella della violazione del patto da parte dello Stato. Era stato un patto scellerato, ma i patti si mantengono hanno detto in molti. Scomodando perfino la Costituzione che nel caso in specie c’entra come i cavoli a merenda.

In prima battuta Silvio Berlusconi aveva fatto sapere che “avrebbe studiato, che si sarebbe documentato”. La prima mezza risposta era stata quella di chiedere ai fortunati “scudati” un paio di miliardi, insomma l’uno ol due per cento in più rispetto al cinque per cento originario. Poi la “riflessione e lo studio” hanno prodotto l’ipotesi della seconda porcata, quella dello scudo-bis. Berlusconi è rimasto rapito e affascinato dall’idea di sostituire il gettito del contributo di solidarietà con quello di uno scudo-bis per gli evasori. E la “punizione” suggerita da Bersani si è trasformata in una opportunità, in una occasione, in un regalo per la stessa categoria, quella degli evasori. Seconda ipotetica proposta di patto: ti pulisco un’altra volta i soldi illegali, gli altri non quelli di prima e tu paghi qualcosa in più dei cinque per cento dell’altra volta. Dunque al primo accertato affare per gli evasori si aggiungerebbe la proposta di un secondo affare. Ancora una volta a loro mastodontico vantaggio. Perchè la porcata bis sarebbe coerente con la “cultura” della prima.

Lo si vede, sta scritto, è palese. Germania e Gran Bretagna, i rispettivi governi stanno trattando con le banche svizzere anche loro uno “scudo” fiscale. Ma è uno scudo che protegge i bilanci statali e la decenza e non gli evasori. Berlino e Londra stanno per imporre alle banche svizzere un accordo. Accordo che funziona così: la banca svizzera dove sono i soldi sottratti al fisco tedesco od inglese lascia al suo cliente tre alternative. La prima: la banca comunica al fisco tedesco e inglese nome ed importo e poi l’evasore esportatore di capitali se la veda con il suo governo e il suo fisco. Oppure: la banca sottrae dai capitali illegali e presso le sue casse depositate una percentuale che va dal 19 al 34 per cento del totale a seconda dell’entità del deposito. Questi soldi, dal 19 al 34 per cento, la banca li versa al fisco tedesco od inglese. E poi ogni anno “ritira” per girarla al fisco tedesco o inglese il 26 per cento dei guadagni sul capitale investito e custodito. In cambio l’evasore tedesco od inglese diventa ex evasore e conserva l’anonimato. Al prezzo di una aliquota che va dal 19 al 34 per cento e di una tassa sui proventi del 26 per cento. Terza opzione: il depositante di capitali illegalmente esportati non vuole essere “denunciato” e neanche vuole pagare. Allora la banca lo invita a fare i bagagli con i suoi soldi e ad andare altrove, a nascondere e rischiare i suoi soldi in postidel mondo meno sicuri e protetti delle banche svizzere.

In Italia nessuno al governo azzarda, neanche si sogna di azzardare una aliquota di rientro del dieci per cento. Il giorno in cui un governo italiano penserà e studierà uno scudo fiscale che fa pagare le aliquote che vogliono i governi tedesco e britannico, il giorno in cui un governo italiano riterrà doveroso e praticabile per gli evasori quel che la banche svizzere e non i soviet sovietici ritengono congruo, quel giorno sarà scudo anche per i bilanci pubblici e la pubblica decenza. Altrimenti è la seconda porcata, lo scudo bis all’italiana, quello che protegge e difende solo l’evasione fiscale, quella all’ingrosso.