Referendum, le 10 leggi che rischiano di saltare senza Renzi

di Mardy Bum
Pubblicato il 7 Dicembre 2016 - 07:18 OLTRE 6 MESI FA
Referendum, le 10 leggi che rischiano di saltare senza Renzi

Referendum, le 10 leggi che rischiano di saltare senza Renzi

ROMA – Sono in molti ad esultare all’indomani del referendum che ha portato alle dimissioni (per ora congelate) del premier Matteo Renzi. Almeno il 60% stando al dato delle urne, ma con quel voto non è stata cassata soltanto la tanto vituperata riforma costituzionale, targata Renzi-Boschi. Si perché ora con l’esecutivo a guida Renzi rischiano di perire anche diversi provvedimenti, ancora in lavorazione in Parlamento. Dal Jobs Act alla legalizzazione della cannabis, dal testo unico sul pubblico impiego, dal cognome materno per i figli al Patto per Roma. La sindaca di Roma, Virginia Raggi, festeggia la caduta del premier nemico ma non sa o finge di non sapere di aver al contempo contribuito a bloccare 2 miliardi, pronti per le sue disastrate casse comunali.

Monica Rubino sul quotidiano la Repubblica le ha raccolte in un interessante decalogo. Ecco allora le dieci leggi che rischiano di saltare con la crisi di governo:

CANNABIS – La legge proposta dall’intergruppo parlamentare antiproibizionismo è già tornata in Commissione, dopo un rapido passaggio in Aula. Rischia di restarci. A novembre, un insolito ticket Pd-Lega ha poi bloccato il tentativo di Sinistra Italiana di infilare la legalizzazione nella manovra finanziaria per poi destinare le risorse extra alla ricostruzione per il terremoto. L’unica chance è una proposta di iniziativa popolare promossa dai Radicali che secondo la legge resta valida per due legislature. Ma dal 1979 ad oggi solo 3 su 260 hanno avuto la fortuna di essere approvate.

GIUSTIZIA – La riforma del processo penale, fortemente voluta dal ministro Andrea Orlando, è stata già approvata alla Camera e sarebbe dovuta approdare in Senato, mercoledì 7 dicembre. Il provvedimento cambia le regole della prescrizione e delle intercettazioni e prevede una stretta per furti e rapine. Con ogni probabilità slitterà all’anno nuovo.

COGNOME DELLA MADRE AI FIGLI – Dopo la storica sentenza della Corte Costituzionale che autorizzava l’attribuzione del cognome materno a un bambino italo-brasiliano, era tornata in auge la legge sul doppio cognome approvata alla Camera e sepolta in Senato da due anni.

JOBS ACT – Il secondo atto del Jobs Act che avrebbe dovuto riguardare la riforma del collocamento è stato definitivamente affossato dallo stesso referendum. Con il No infatti il collocamento resta materia concorrente fra Stato e Regioni e non di esclusiva competenza statale. Il nuovo assegno di disoccupazione sarà assegnato a piacere da ogni giunta regionale.

CYBERBULLISMO – La nuova legge di prevenzione e contrasto contro il cyberbullismo, approvata in gran fretta alla Camera a settembre dopo i recenti fatti di cronaca, rischia di cadere nel dimenticatoio. A onor del vero lo stesso testo caotico aveva decretato il suo ritorno in commissione al Senato, dove resterà parcheggiato.

FURBETTI DEL CARTELLINO – Anche la riforma Madia che mirava a punire i cosiddetti “furbetti del cartellino” è vittima del referendum costituzionale. La sentenza della Corte Costituzionale che il 24 novembre aveva dichiarati illegittimo il provvedimento perché mancava l’accordo delle Regioni, ora sortirà i suoi effetti. Nel senso che non essendo stata approvata la riforma che dava diritto di supremazia allo Stato, ogni Regione conserverà il suo diritto di veto e potrà fare ricorso.

PUBBLICO IMPIEGO – Il testo unico sul pubblico impiego non è stato neppure ancora scritto. C’era tempo fino a febbraio per l’approvazione in Consiglio dei ministri, ma ormai è definitivamente naufragato. Il provvedimento conteneva anche il rinnovo del contratto degli statali, secondo l’accordo-quadro firmato dai sindacati il 30 novembre.

DDL CONCORRENZA – Il ddl è rimasto impantanato in Commissione Industria al Senato, dallo scorso aprile quando fu sospeso in seguito alle dimissioni del ministro Federica Guidi. Con l’arrivo di Carlo Calenda, l’iter del testo non sembra essersi sbloccato e difficilmente accadrà.

BANCHE POPOLARI – Il progetto di Bankitalia di trasformare le banche popolari in società per azioni resta in stallo. Il consiglio di Staot ha accolto il ricorso presentato da un istituto di credito e ha rimesso gli atti alla Consulta per valutare la costituzionalità della riforma stessa.

PATTO PER ROMA – Virginia Raggi esulta per la vittoria del No ma così facendo si è privata di ben 2 miliardi per Roma. Decaduto l’interlocutore, cioè il governo, inevitabilmente si interrompe il trasferimento dei fondi che da Palazzo Chigi sarebbero andati al Comune.

IUS SOLI –  Insieme alle Unioni Civili era uno degli obiettivi civili che il governo Renzi si prefiggeva di portare a casa. Le prime sono riuscite a tagliare il traguardo, per lo ius soli invece, cioè il diritto di cittadinanza ai figli di stranieri nati in Italia, non c’è più speranza. Giace al Senato da più di un anno e difficilmente ne uscirà ora.