Regionali: Puglia, ultras di Vendola fanno saltare l’assemblea Pd

Pubblicato il 29 Dicembre 2009 - 10:11 OLTRE 6 MESI FA

Doveva essere l’assemblea decisiva per lanciare la candidatura del sindaco di Bari Michele Emiliano a presidente della Regione Puglia, invece è diventata una bolgia, con un gruppo di giovani ultras di Nichi Vendola a invadere la sala e i delegati che non riuscivano a prendere posto.

E così l’assemblea è stata sospesa prima di cominciare, causa impraticabilità del campo, ma anche, sospetta qualcuno, perché l’unanimità richiesta da Emiliano per candidarsi non era stata raggiunta. Nell’hotel sono entrati in 500, oltre ai 126 delegati. Slogan e cartelli forti: «O Nichi o niente»; «Emiliano non è qui, lecca il culo all’Udc», «D’Alema fascista, vattene da Bari».

Una sollevazione contro la temuta decisione di far desistere il governatore Nichi Vendola e contrapporgli il candidato del partito, Emiliano, forte dell’appoggio di Udc e Idv. Emiliano ha accelerato nelle ultime settimane. Dopo aver detto in maniera netta e ripetutamente di non volersi candidare, qualche settimana dopo faceva intravedere uno spiraglio e due giorni fa lanciava la sua candidatura «senza condizioni». Salvo, insinuano i vendoliani, richiedere l’altra notte, tramite sms (che però il sindaco smentisce di aver inviato), l’appoggio di tutto il partito. Condizione che ieri non era raggiunta. Un’impasse che non è semplice superare.

Forti i commenti di Vendola e Emiliano. Michele Emiliano: «Sono state scene tra la camorra, la corrida e l’Achille Lauro. Manipoli di criptofascisti sono pronti a usare la violenza fisica per affermarsi politicamente». Nichi Vendola: «Non dispongo di eserciti, sono un dirigente politico, un militante appassionato. Non do ordini».

E non accenna a placarsi lo scambio di battute tra i due politici sulle primarie che Nichi Vendola vuole per scegliere il candidato per le elezioni regionali. «Se Vendola proprio ci tiene, vuol dire che faremo le primarie. A questo punto le primarie le chiedo io a Vendola, sono io che chiedo a Vendola di andare alle primarie e glielo chiedo serenamente senza acredine», ha detto Emiliano, sindaco di Bari e presidente dell’assemblea regionale Pd, parlando con i giornalisti a proposito dell’impasse dal quale il Partito Democratico pugliese sembra non riesca ad uscire per la nomina del candidato presidente del centrosinistra alle prossime regionali.

Incalzato dai giornalisti Emiliano accetta per la prima volta le primarie, poste come condizione dal presidente uscente della Regione Puglia, Nichi Vendola, perchè sia fatto un nome diverso dal suo a candidato presidente del centrosinistra. Emiliano, tuttavia, non risparmia dure critiche a Vendola: «Vuole spaccare – dice – anche il Pd, dopo aver spaccato il suo partito, dopo aver spaccato i Verdi e i Comunisti Italiani, dopo aver spaccato l’Idv. Dopo aver ridotto a un cumulo di macerie il centrosinistra pugliese».

«Questo modo di fare politica – ha aggiunto Emiliano – assomiglia a quello di Berlusconi e non a quello di una persona che ha sempre dichiarato, almeno fino a quando stava in un partito, che credeva nei partiti».

Le elezioni regionali si avvicinano, saranno a marzo 2010, ma il Pd sembra ancora in alto mare. In Lazio, Campania e Puglia, tre delle regioni più importanti per la sfida amministrativa, non ha ancora designato i suoi candidati. E spesso le assemblee per la designazione sono turbolente, come è successo ieri, 28 dicembre, in Puglia.

Se volesse davvero vincere le elezioni regionali, il centrosinistra dovrebbe almeno provare a nominarli questi candidati prima della chiusura delle liste.

Diverso dalla Puglia il caso del Lazio. In questo momento l’unico nome in campo è quello di Esterino Montino, il vice di Piero Marrazzo, che dopo il caso del video con i trans ha assunto la direzione della giunta. È anche già tramontata la candidatura di Nicola Zingaretti, che pure aveva dato la sua disponibilità.

Anche in Campania il candidato ancora non c’è perché l’Udc ha chiesto un «segnale di discontinuità». Enzo Amendola, il nuovo segretario regionale del Pd, ha subito risposto: «Siamo disponibili a dare questo segnale»: tradotto, significa scegliere un uomo che non viene dall’entourage del presidente uscente Antonio Bassolino. Bassolino non si ricandiderà, ma ovviamente vedrebbe di buon occhio una successione tele-guidata da lui, ad esempio quella del suo pupillo Ennio Cascetta, professore universitario e assessore regionale ai trasporti.

Intanto Pierluigi Bersani, segretario del Pd, comunica timidamente ai cronisti: «State tranquilli, sto lavorando per portare la coalizione alla vittoria». Ma il tempo per ora sta lavorando contro di lui.