Tagli ai consiglieri, undici Regioni su venti ricorrono alla Consulta

Pubblicato il 15 Marzo 2012 - 09:51 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Le Regioni fanno ricorso alla Corte Costituzionale contro i tagli previsti dalla manovra bis dello scorso agosto. Sono undici le Regioni, scrive Sergio Rizzo sul Corriere della Sera, che non vogliono tagliare le poltrone dei propri consigli, per arrivare a risparmi quantificati dalla manovra in almeno centinaia di milioni.

Stesso discorso vale per il doppio incarico. Secondo la legge, scrive Rizzo, il sindaco di un capoluogo di Provincia non può essere anche consigliere regionale. Ma se i regolamenti interni contraddicono la legge, il caso si verifica. Come per il sindaco di Latina Giovanni Di Giorgi. “Ci vuole un fisico bestiale, scrive Rizzo, per trovarsi contemporaneamente nel municipio della sua città e a settanta chilometri di distanza, in via della Pisana, a Roma, sede del consiglio regionale del Lazio”.

Le Regioni che hanno fatto ricorso alla Corte Costituzionale rivendicano autonomia decisionale. Si oppongono all’articolo 14 della manovra dell’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che impone ai consigli regionali, a partire dalle prossime elezioni, “un dimagrimento di 343 poltrone. Con un risparmio, per le casse pubbliche, di almeno un centinaio di milioni l’anno fra retribuzioni e altri benefit”.

Addirittura le Regioni con meno di due milioni di abitanti non potrebbero avere più di trenta poltrone, cosa che obbligherebbe, per esempio, la Liguria, ricorda Rizzo, a sopprimerne dieci, un quarto del totale. E la Liguria è tra le undici Regioni che hanno fatto ricorso alla Consulta.

Discorso simile per l’Abruzzo, che dovrebbe passare da 45 a 30 consiglieri, mentre la Calabria, che ha innalzato il numero delle poltrone in Consiglio a 50 nel 2005, è sul filo del rasoio, con soli 9.253 abitanti sopra la soglia dei due milioni.

Alla legge della manovra non si salvano neppure Puglia, Campania, Basilicata, Piemonte, e altre. Perché, sottolinea Rizzo, “le Regioni in regola da subito con i parametri tremontiani sono solo due: Lombardia ed Emilia Romagna. Veneto e Toscana si sono adeguate”.

Scrive ancora Rizzo: “Per non parlare delle Regioni a statuto speciale quali la Sicilia, che ha 90 consiglieri (sulla carta da ridurre a 50), il Friuli-Venezia Giulia (da 59 a 30), la Valle D’Aosta (da 35 a 20) o la Sardegna, dove le poltrone dovrebbero diminuire da 80 a 30”.

“Ma l’autonomia, scrive ancora Rizzo, in questi casi fa miracoli. Il 7 marzo il Senato ha trasformato i colpi di scure in sforbiciatine. I consiglieri sardi dovrebbero ridursi da 80 a 60, i siciliani da 90 a 70, mentre per il Friuli-Venezia Giulia si parla di una decina di poltrone in meno. Le resistenza del Trentino-Alto Adige ha ottenuto risultati ancora migliori. L’articolo che riguardava la riduzione dei Consigli di Trento e Bolzano è stato stralciato. Finito, per ora, su un binario morto”.