I ricchi che chiedono la patrimoniale, non per carità ma per sopravvivenza

Pubblicato il 18 Agosto 2011 - 15:02 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Warren Buffet è uomo che guadagna una barca di soldi e naviga su una flotta di patrimonio accumulato. Vive, lavora e incassa negli Usa, ha pubblicamente chiesto di esser tassato di più di quanto non lo sia, spiegando che lui paga circa il 17 per cento dei suoi profitti mentre la sua segretaria versa al fisco americano il 38 per cento dello stipendio. Luca Cordero di Montezemolo è uomo e imprenditore ricco, reddito di circa cinque milioni di euro l’anno. Reddito che poggia e incrementa patrimonio accumulato. Vive, lavora e parla in Italia, ha pubblicamente chiesto una tassa sui patrimoni “dai cinque ai dieci milioni di euro”. Lamenta che gli sia stato risposto con “un assordante silenzio”. Carlo De Benedetti è imprenditore ed editore agiato, anzi ricco. Ha più volte chiesto pubblicamente una “patrimoniale” come inderogabile esigenza economica ed etica. Donald Trump in America e Pierre Bergé in Francia hanno fatto qualcosa di analogo e come loro in Italia il finanziere Pietro Modiano. Sono ricchi e molto ricchi che chiedono di esser tassati, tassati di più.

Sono ricchi stupidi? Al contrario sono ricchi intelligenti. Non vogliono versare obolo alla giustizia sociale, non sono mossi da istinto di carità. Li muove l’istinto di sopravvivenza. Guardano il mondo in cui vivono, lo conoscono e lo capiscono. Un mondo in cui l’un per cento della popolazione stringe e di fatto sequestra il 20 per cento del reddito disponibile. Un mondo che in Occidente da circa venti anni allarga questa “forbice” e sta per farla diventare un burrone franoso. Intravedono la frana che sta smottando, comprendono che non è questione di come il mondo “dovrebbe essere” ma di impedire che il mondo che c’è si rovesci. Si rovesci anche sulla testa dei ricchi.

E l’Italia è davvero un pezzo di mondo già quasi rovesciato: paese ricco abitato da poveri. L’un per cento della popolazione mondiale, il tre per cento del Pil mondiale, più del cinque per cento dei patrimoni del pianeta sono italiani. A giudicare dai redditi dichiarati il “convento” è povero, due terzi della popolazione dichiara redditi inferiori a quarantamila euro annui. A giudicare dai patrimoni accumulati i “frati” sono ricchi, tra i più ricchi al mondo. La “nave Italia” è una barca che viaggia con il carico in stiva tutto da un lato. Se si rovescia, si rovescia tutta la barca e tutti finiscono in mare. Questi ricchi che chiedono di esser tassati di più sono spezzoni, solo spezzoni di classe dirigente. Esser classe dirigente vuol dire sapere che per realizzare e difendere davvero i propri interessi occorre ad un certo punto curare e difendere un interesse generale, la linea di galleggiamento della barca. Una classe dirigente, una “specie” quasi estinta in Italia. Sottoposta da decenni alla caccia libera da parte di quelli che, se vanno a mare, si tengono stretti la borsa con l’oro. Fino all’ultimo, fino in fondo.