Riforma giustizia, apertura di Fini: “Partire da bozza Violante”

Pubblicato il 24 Novembre 2009 - 20:08 OLTRE 6 MESI FA

finiGianfranco Fini propone di partire dalla “bozza Violante” sulla riforma della giustizia: secondo il presidente della Camera, infatti, per fare le riforme è necessaria la condivisione in Parlamento.

Dice Fini, durante la presentazione del suo libro “Il futuro della libertà”: «Bisogna affrontare il tema delle riforme e mi chiedo: è sbagliato dire se sono condivise meglio?. La bozza Violante potrebbe essere votata all’ unanimità alla Camera e al Senato e in poche settimane diventare legge dello Stato». Proprio oggi il segretario del Pd Pierluigi Bersani aveva “aperto” alla riforma della giustizia: secondo Bersani l’opposizione sarà disponibile al dialogo solo se la maggioranza ritirerà il disegno di legge sul processo breve.

Fini ha poi ribadito che occorre evitare di rimanere sempre all’interno di «un bipolarismo muscolare nel quale anche una proposta di legge fatta insieme a un deputato del centrosinistra e da uno del centrodestra diventa uno scandalo, un complotto e un inciucio. Dobbiamo rimanere all’interno invece di valori condivisi che possono essere anche votati assieme, valori che si possono riassumere in un patriottismo costituzionale».

Secondo il presidente della Camera non bisogna confondere le norme sul processo breve e la riforma della giustizia: la riduzione dei tempi di durata dei procedimenti, ha sottolineato Fini, è «un intervento che io credo sia giusto per garantire tempi certi ai processi».

«La riforma della giustizia – ha poi ribadito – è la riforma della Costituzione nella parte che riguarda il sistema giudiziario». Un concetto poi puntualizzato parlando della possibile reintroduzione dell’immunità per i parlamentari : «Quando si parla di ripristinare una vecchia prerogativa che la Costituzione riconosceva ai parlamentari non si parla di riforma della giustizia. È un altro intervento più o meno opportuno. Ritengo che discuterne non sia motivo di scandalo, i deputati europei godono non di un’immunità, ma di una prerogativa che i nostri deputati nazionali non hanno più».

Il presidente della Camera ha quindi affrontato il tema relativo al federalismo fiscale, che ha definito «una grande opportunità». «Ma senza il federalismo istituzionale – ha spiegato – rischia di essere una catena monca dell’anello principale».

Poi Fini ha parlato di etica pubblica, sostenendo che per una questione di opportunità non si devono candidare politici indagati: «È necessario evitare da parte del ceto politico di alimentare certi luoghi comuni. È necessario evitare che ritornino copertine come quelle del Der Spiegel con gli spaghetti e la pistola. Quando decidiamo le candidature evitiamo di candidare chi è indagato, anche se dobbiamo considerarlo certamente innocente fino a prova contraria. È un problema di opportunità e di etica pubblica».

Parlando nello specifico del caso Cosentino, indagato e probabile candidato del Pdl come governatore della Campania, il presidente della Camera ha spiegato che «è’ un problema interno al governo e attiene alla coscienza delle persone e alla responsabilità dell’esecutivo».

Fini ha infine ripreso la polemica con alcuni compagni di partito, che gli hanno rimproverato di aver preso distanze eccessive dalla maggioranza su temi come l’immigrazione: «Dire che di punto in bianco mi sono messo i panni dell’eretico, non ci sto».