Pdl allo sbando, B.: “Non so se resto, non sarò premier”: E Bondi vuole lasciare

Pubblicato il 23 Maggio 2012 - 12:24 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi (Foto LaPresse)

ROMA – Il Pdl è ormai un partito nel caos, per non dire allo sfascio: Berlusconi dice che non sa se restare e non sa che fine farà il partito, poi che esclude la sua ricandidatura a premier; Angelino Alfano pensa a spacchettarlo ma poi si auto-risponde che non è “l’idea migliore per rafforzare i moderati” e dopo la debacle delle comunali arrivano già le prime defezioni, con Sandro Bondi che ha deciso di andarsene. Ormai basta solo una parola, basta solo che qualcuno urli “il Re è nudo” perché tutto si frantumi come un castello di sabbia. Ma nessuno sembra per ora intenzionato a far il gran passo. In mattinata si è tenuto un vertice tra l’ex premier e lo stato maggiore del partito e nessuno si è azzardato a mettere nero su bianco la realtà dei fatti. Una battuta di Berlusconi però è stata chiarificatrice: a chi gli chiede se ci sarà un nuovo predellino, lui replica: “Al massimo un altro sgambetto”.

In seconda battuta l’ex premier dice: “Non so nemmeno io se resterò in campo. Il Pdl? Stiamo ragionando su cosa fare”. Poi sulle elezioni:  “Il risultato non ci ha sorpreso – dice – è stata la scelta degli alleati di andare da soli l’errore fondamentale” che ha portato al deludente esito del voto per il Pdl. C’è aria tesa, pesantissima in casa Pdl, e il segretario Alfano tenta di dare ossigeno, forse a un paziente in fin di vita: “C’e’ un tentativo chiaro di delegittimare il Pdl – dice – farlo apparire come qualcosa che non c’è. Noi invece siamo in campo tutti a operare per la ricostruzione dell’area dei moderati. C’è un tentativo di avvelenare i pozzi, io non vedo uno smottamento Pdl”.

Proprio mentre il partito è allo sbando post-elettorale Bondi si insinua nella discussione tentando di mollare la nave che va alla deriva. “Dopo aver letto tutto ciò che si è detto anche oggi sul Pdl e sulle persone che, come me, in questi anni hanno avuto responsabilità nella gestione del partito – ha spiegato Bondi – intendo rassegnare le mie dimissioni da coordinatore. È soprattutto per sottrarmi ad attacchi e denigrazioni personali che fanno parte della peggiore politica”. Le dimissioni però, consegnate ancora una volta a Berlusconi e al segretario politico Angelino Angelino, non sono state accettate: “Io e Alfano respingiamo le dimissioni di Bondi – ha risposto a stretto giro l’ex premier, aggiungendo che non avrebbe fatto alcuna dichiarazione in merito alla crisi del partito.

Non è la prima volta che l’ex ministro dei Beni culturali si trova in una situazione del genere: a marzo del 2011 furono i crolli a Pompei a portare Bondi a presentare le sue dimissioni, prima da ministro e poi da coordinatore, lamentando la mancanza di sostegno dei colleghi di partito. Due mesi dopo, in occasione delle amministrative, e dopo la vittoria di Pisapia, Bondi ci riprova: «Valutati i risultati elettorali – disse – intendo rimettere il mio mandato nelle mani del presidente Berlusconi”.