Scalfari : “Renzi populista è per gli annunci: seguiranno i fatti?”

Pubblicato il 7 Aprile 2014 - 07:20 OLTRE 6 MESI FA
Scalfari : "Renzi populista è per gli annunci: seguiranno i fatti?"

Eugenio Scalfari a Matteo Renzi: aspettiamo i fatti

Matteo Renzi non piace a Eugenio Scalfari e lo si sa da tempo:

“Renzi è un populista che combatte il populismo in casa d’altri ma lo applica in casa propria”

lo definisce Scalfari nel suo editoriale del 6 aprile. Non è solo questione di pelle, c’è anche un problema di sostanza che non sfugge a Scalfari, forte di 90 anni di esperienza di vita compiuti proprio il 6 aprile:

“Renzi promette ed è utile che lo faccia per conquistare consensi in vista delle imminenti votazioni europee, ma affinché quegli annunci si trasformino in fatti concreti ci vogliono mesi e spesso anni, come del resto ha avvertito il nostro ministro dell’economia Pier Carlo Padoan. «In povertà mia lieta, scialo da gran signore» dice il protagonista della Bohèmea Mimì. Non vorremmo applicare questa parola al nostro presidente del Consiglio, ma il rischio c’è e non è affatto da poco”.

Scalfari si interroga poi e si chiede: Matteo Renzi

“è per il cambiamento? Anche noi siamo per il cambiamento. Renzi è per le riforme? Anche noi siamo per le riforme. Renzi è per la prevalenza della politica sull’economia? Noi siamo per l’economia politica, forse è la stessa cosa detta con altre parole, ma forse no, dipende. Renzi è per gli annunci ai quali seguiranno i fatti? Noi siamo per i fatti e per i programmi che inquadrano i fatti già avvenuti nel quadro di un sistema.

“Renzi è per la riforma del Senato ed anche noi lo siamo, ma c’è riforma e riforma, cambiamento e cambiamento, innovazione e innovazione. A volte, come diceva Rabelais nel suo Pantagruel, le parole diventano di ghiaccio e non sono più pronunciabili. Bisogna dunque farle sciogliere e dar loro un senso, un significato. Il problema dunque è questo: dare alla parola Senato un nuovo ma sostanzioso significato. Oppure tanto vale abolirlo.

“Il Senato delle autonomie non ha senso alcuno, c’è già la conferenza Stato-Regioni, che comprende anche i Comuni; è formata da tutti i governatori e da tutti i sindaci ed ha un comitato ristretto eletto dall’assemblea di tutti i suddetti. Non costa un centesimo se non il viaggio a Roma quando l’incontro col governo ha luogo.

“Il Senato delle autonomie sarebbe un inutile doppione.

“Nessuno, tranne il movimento di Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky [con un po’ di bizzosità Scalfari non nomina Sandra Bonsanti, presidente di Libertà e Giustizia e sua figlia spirituale] si oppone all’abolizione del bicameralismo perfetto perché, appunto, è una gigantesca imperfezione”.

Il problema non sono i piccoli risparmi, se mai ce ne saranno:

“Sono economie che equivalgono a voler prosciugare il mare usando il cucchiaio.

“Qui stiamo parlando di architettura costituzionale che è tutt’altra cosa”.

Attenzione ragazzi, state ben attenti:

“In una fase in cui si aumenta il potere decisionale del governo e soprattutto quello del premier, annullare completamente una delle due Camere configura una tendenzialità autoritaria estremamente rischiosa specie in tempi di partiti personalizzati. La premiership è cosa del tutto diversa dall’attuale presidenza del Consiglio. Diversa e probabilmente necessaria purché opportunamente bilanciata. I poteri e il rapporto tra di essi in Usa tra il Presidente degli Stati Uniti e il Congresso ne sono la prova, confortata da quella del Regno Unito britannico nel rapporto tra il premier e i Comuni. Congresso in America, Camera dei Lord in Gran Bretagna sono due esempi da non perder di vista in Italia e nella futura Europa”.