Nove febbraio, si gioca alla “scomparsa”. A chi tocca, a Berlusconi, ai processi, al decreto, alla festa d’Italia?

di Lucio Fero
Pubblicato il 8 Febbraio 2011 - 18:36 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Giornata ricca quella del 9 febbraio italiano. In un’ora imprecisata ma sicuramente in un’ora della giornata la Procura della Repubblica di Milano chiede il processo con rito abbreviato, quello che si “celebra” quando c’è “evidenza delle prove”, per Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio accusato di due non modesti reati. Il primo in Italia si chiama “concussione”, cioè aver indotto pubblici funzionari ad agire in modo contrario alle norme di legge, in “volgare” aver preteso e ottenuto che una minorenne fermata in Questura senza documenti fosse rilasciata a seguito di telefonata del premier. Il secondo si chiama in ogni parte del mondo “prostituzione minorile”, cioè aver corrisposto denaro in cambio di sesso ad una minorenne. E’ quello che gli avvocati dl premier prima, il ministro della Giustizia Alfano poi e la maggioranza parlamentare di governo hanno battezzato “invito a scomparire” dalla scena politica a Silvio Berlusconi.

In un’altra ora della stessa giornata, anch’essa imprecisata ma sicura, il premier e il governo risponderanno con la messa a punto di una legge che “invita a scomparire” i processi a carico del premier. Effetto collaterale della legge la scomparsa di tutti i processi in Italia che non ce l’hanno fatta ad arrivare a sentenza entro i termini di tempo fissati non solo per il futuro ma anche per il passato. Una riforma completa, retroattiva e senza la complicazione del “d’ora in poi”. In Italia si chiama “processo breve”. A corredo e in coerenza si avviano, sempre per iniziativa governativa, a scomparire anche le intercettazioni telefoniche come strumento di indagine. Salvo casi eccezionali s’intende, espressamente autorizzati dal potere politico.

In un’altra ora della stessa giornata sembra, sarebbe fissato un appuntamento tra il capo dello Stato Napolitano e il leader del partito della Lega Bossi per ritrovare insieme il decreto del governo sul federalismo dei Comuni. Decreto respinto da Napolitano, decreto in vigore di fatto secondo Berlusconi, decreto scomparso nella terra di nessuno tra governo che lo ha scritto e Parlamento che non lo ha approvato. Scomparso nel frattempo anche l’accordo tra le Regioni su come spartirsi, in regime di federalismo fiscale, i 106 miliardi di euro di spesa pubblica per la Sanità. Scomparso, si attende riappaia, in un’ora della giornata…

In un’ora della giornata il governo andrà in gran consiglio a cercare il Pil scomparso, la promessa è di ritrovarlo al 4 per cento annuo dopo averlo lasciato poco sopra l’un per cento convincendo le Regioni a spendere i fondi Fas scomparsi, convincendo le Regioni, i Comuni, le Province e gli italiani tutti ad allargare la cubatura di casa, in Italia si chiama “piano casa” e convincendo gli italiani a fare impresa, impresa che non facevano perché bloccati da un articolo della Costituzione, il numero 41 che un italiano su centomila sa cosa sia e uno su un milione sa cosa ci sia scritto.

In un’ora della giornata proverà a riunirsi da qualche parte l’opposizione da tempo scomparsa, scomparsa a tal punto da doversi difendere e guardare dagli “anarchici inconsapevoli”, così si chiamano da soli, che vanno a far sceneggiata volgare e vittimista sotto casa del premier ad Arcore. Fiasco di vino e treccine rasta e poi tutti a gridare: “Polizia fascista”

In nessuna ora della giornata qualcuno in Italia si ricorderà della festa dei 150 anni di vita di questo paese. Festa indetta tra tra soli 35 giorni ma già orfana e scomparsa. Non è figlia degli industriali che la ammettono pure in casa, alla sola condizione che non pretenda neanche un bicchier d’acqua, figurarsi il costo di una giornata di lavoro. Non è figlia del partito della Lega che la tollera ma precisa con un suo ministro, Calderoli, che non è il caso di spenderci un euro. Non è figlia degli altoatesini che si dicono “austriaci in Italia”. Non è figlia degli autonomisti siciliani che dichiarano Garibaldi un portatore di disgrazia. Non è figlia di quasi nessuno, tranne di Napolitano. Pensose e preoccupate voci invitano a celebrarla senza “costi per l’impresa e lo Stato” in un paese in cui nessuno ha mai posto il problema dei costi per le feste religiose e patronali, ma queste sono evidentemente “comandate”, mentre la festa dell’Italia è sopportata, quasi scomparsa prima ancora di nascere.

Un proverbio italiano dice più o meno: “Giorno ricco, mi ci ficco”. Il giorno è ricco ma viene una gran voglia di tirarsi fuori.