Se sei in Italia e non sai dire “come ti chiami?” niente cittadinanza. Il caso del sindaco leghista e la marocchina

di redazione politica
Pubblicato il 20 Febbraio 2024 - 13:20
cittadinanza negata

Foto Ansa

A Pontoglio in provincia di Brescia, il sindaco leghista Alessandro Pozzi nega la cittadinanza italiana a una donna di origini marocchine che si trova da 21 anni nel nostro Paese. All’esame per la cittadinanza la donna non è stata in grado di comunicare dato che non ha saputo rispondere alla domanda: “Come ti chiami?”. Pozzi ha difeso la sua bocciatura parlando di un “gesto doveroso, di rispetto verso i cittadini di origine straniera che sono diventati italiani e si sono integrati nella nostra comunità”. Il sindaco spiega che la signora, malgrado sia in Italia dal 2003, non ha un livello minimo di conoscenza non essendo stata in grado di pronunciare il giuramento richiesto dalla normativa.

La richiesta di cittadinanza era stata inoltrata più di 15 anni fa. Malgrado la lunga attesa, per lei non se n’è fatto nulla. Pozzi spiega che “non sapere nemmeno rispondere a un semplice ‘Come ti chiami?’ dopo oltre 20 anni solleva non solo legittime preoccupazioni pratiche, ma anche interrogativi più ampi sulle barriere che potrebbero esistere nel processo di integrazione, sia a livello familiare che sociale. E’ preoccupante pensare che una donna possa trascorrere così tanto tempo in Italia senza acquisire una conoscenza minima della lingua del Paese ospitante. Ciò solleva dubbi sulla reale inclusione nel corso di questi anni. Mi pare evidente che non abbia mai voluto integrarsi e partecipare ai corsi di italiano offerti, messi a disposizione anche dal mio Comune dove non era tra gli iscritti”.

Per Pozzi l’integrazione è un valore che va oltre al semplice atto burocratico. In passato era già stato protagonista di un caso simile. Il sindaco aveva negato la cittadinanza ad una donna di origini indiane che non seppe pronunciare le parole del giuramento.