Sicilia: Berlusconi appoggia Lombardo ma vuole la pace nel Pdl

Pubblicato il 21 Dicembre 2009 - 11:21 OLTRE 6 MESI FA

lombardoSilvio Berlusconi chiede la pace all’interno del Pdl siciliano e detta le condizioni per sostenere la giunta Lombardo.

Il premier, ancora convalescente, fa sapere, attraverso il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianfranco Miccichè, leader del Pdl-Sicilia, che intende sostenere per l’intera legislatura la giunta presieduta da Raffaele Lombardo. Ma a una condizione: che il Pdl siciliano si ricompatti.

Il gruppo del Popolo della libertà all’assemblea di Palazzo dei Normanni ha infatti subito una scissione. I “ribelli” guidati da Miccichè – 15 deputati, tra cui quelli legati a Gianfranco Fini – sono usciti dal Pdl ufficiale, facendo gruppo a sé. La rottura è avvenuta nei mesi scorsi dopo le forti contrapposizioni tra l’ala “lealista”, vicina al presidente del Senato, Renato Schifani, e al ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ostile al governo Lombardo pur facendone parte, e quella che si identifica in Micciché, Dore Misuraca e Pippo Scalia, grandi supporter del leader catanese fondatore dell’Mpa.

Adesso Berlusconi chiede la pace perché, dopo la crisi provocata dalla bocciatura del documento di programmazione economica e finanziaria con il voto contrario di “lealisti” e Udc, Lombardo ha dichiarato «fallita» la coalizione di centro-destra e ha cominciato a trattare con il Pd rendendosi disponibile a formare una giunta «con chi ci sta».

Il governatore ha in mente un governo di minoranza che può già contare su almeno 31 deputati su 90: 15 del Movimento per l’autonomia, 15 del Pdl-Sicilia, più il voto di un ex del Pd migrato nel partito di Francesco Rutelli. A questi potrebbero aggiungersi altri transfughi di Udc e Pdl ufficiale.

Con 31 voti, però, il governatore non va da nessuna parte. Dovrebbe riuscire nell’impresa disperata di ricucitura dei rapporti con il resto del centro-destra. Oppure rivolgersi ai deputati del Pd con una spregiudicata operazione politica che modificherebbe la natura della maggioranza con inevitabile spostamento d’asse della politica siciliana e forse anche nazionale.

Non a caso nel Pdl c’è grande agitazione. Schifani ha calato la carta risolutiva: piuttosto che l’inciucio con il Pd, preferirebbe il ritorno alle urne.

Il problema è che la frantumazione del centro-destra siciliano ha trasformato i democratici, con i loro 28 seggi, nel primo gruppo dell’assemblea di Palazzo dei Normanni. È dunque con il Pd che Lombardo deve confrontarsi, se vuole durare.

Miccichè ha dichiarato a Tgr Sicilia che il premier Silvio Berlusconi sembra deciso a scendere nell’Isola ai primi di gennaio proprio per cercare di ricomporre la frattura.