Stipendi d’oro. Morri e Melandri contro la Rai: “Quanto prende Vespa?”

Pubblicato il 19 Gennaio 2012 - 12:43 OLTRE 6 MESI FA

Giovanna Melandri

ROMA – Al riparo dai microfoni il politico indignato non si tiene. Stipendio d’oro io? Ma avete mai chiesto a Bruno Vespa quanto prende? In pubblico (salvo rare eccezioni), alla radio o in televisione, mantiene un profilo basso, dissente eventualmente, non trascende. Ma in Commissione di Vigilanza Rai sfoga tutto il suo risentimento  contro una campagna martellante sulla sua retribuzione (e vitalizi, privilegi, esenzioni) , contro la demagogia che ha invaso anche il servizio pubblico.

Nell’ultima seduta, sul banco degli accusati è finita la fortunata trasmissione di Radiodue Zapping. Fabrizio Morri, insieme ai colleghi Giovanna Melandri e Giovanni Procacci del Pd, supportati dagli “avversari” Marcello De Angelis e Giorgio Lainati del Pdl hanno fatto fuoco e fiamme contro la campagna radiofonica “Sforbiciamo la politica”. Coinvolgendo anche il presidente Sergio Zavoli che ha parlato esplicitamente di “delegittimazione della politica e delle istituzioni all’insegna del qualunquismo”.

L’occasione era l’audizione del direttore generale Lorenza Lei, il tema, importante, riguardava la crisi di ascolti e credibilità dell’azienda. Sul punto in questione, che riguarda appunto il futuro del ruolo del servizio pubblico, non è dato sapere le conclusioni. Ma su “Zapping” un terremoto, accuse incrociate, confronti imbarazzanti, levate di scudi. Non va giù, ai commissari, che la campagna proposta su Radiodue per il dimezzamento del numero e degli stipendi dei parlamentari abbia raccolto 250 mila adesioni. Troppo: “Il direttore generale intervenga contro una campagna lesiva delle istituzioni democratiche” è l’appello accorato e bipartisan.

Il vaso del malumore viene scoperchiato definitivamente da Fabrizio Morri: “E’ imbarazzante che la campagna la faccia una trasmissione del servizio pubblico. In Rai ci sono 300 dirigenti con compensi di molto superiore ai parlamentari, eppure mai è arrivata comunicazione di sacrifici da parte loro. Inaccettabile che ex direttori generali percepiscano ancora stipendi da 750 mila euro l’anno. Saremmo contenti se avessero almeno un tetto”. Stesso risentito livore contro Bruno Vespa, reo di aver incentrato un suo Porta a Porta sui costi della politica. Procacci: “Nessuno ha chiesto a Vespa quanto guadagni”. De Angelis: “Si ragioni su compensi di dirigenti e artisti, in questa fase possono risultare scandalosi”. Di buoi che dicono cornuto all’asino ce ne sono da riempire una stalla: ma “benaltrismi”, ragli indignati  e vendette personali non diminuiscono i costi della politica né ne elevano il livello.