Tetto-Monti: salvi gli stipendi di Befera, Mastropasqua e i “boiardi”?

Pubblicato il 17 Febbraio 2012 - 12:54 OLTRE 6 MESI FA

Il direttore dell'Agenzia delle Entrate Attilio Befera

ROMA – E’ un’arma spuntata la forbice di Mario Monti che doveva tagliare gli stipendi d’oro degli alti dirigenti della pubblica amministrazione, dei cosiddetti boiardi di Stato? Nelle Commissioni congiunte Affari Costituzionali e Lavoro tutti i partiti hanno avanzato obiezioni tecniche, clausole giuridiche nell’esaminare il decreto della presidenza del Consiglio.  Il provvedimento sembrava chiaro: nessun dirigente può guadagnare più di 304.951.95 euro, ovvero lo stipendio lordo annuale del primo presidente della Corte di Cassazione. Quello è il tetto massimo, non un euro di più.

Per dire, il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, avrebbe dovuto rinunciare a una decurtazione della metà sulla sua busta paga, che contempla anche la carica di presidente di Equitalia: 620 mila euro (460 dall’Agenzia e 160 da Equitalia) sono troppi, secondo il nuovo corso che invoca sacrifici per tutti. Peggio sarebbe andata a Antonio Mastropasqua, che prende 1,2 milioni di euro all’anno cumulando la presidenza della Super-Inps e quella di Idea Fimit Sgr. Il condizionale è d’obbligo, perché il nulla osta al provvedimento non appare per nulla scontato, nonostante l’imbarazzo di governo e politici a doversi intestare il clamoroso sconto.

Intanto sul tetto non c’è accordo nello stesso governo: Monti dice 304 mila, il ministro Severino sostiene che nel 2011 l’alto magistrato preso a parametro ha ricevuto una retribuzione di 293.658.95 euro lordi. Ma questo rivela solo una piccola mancanza nella comunicazione interna. Più difficile sarà superare il parere della Corte Costituzionale: le sue sentenze, infatti, non consentono riduzioni dei trattamenti economici in vigore. Gli stipendi non si toccano, nessuna “reformatio in peius” è ammessa. Va da sé, che il decreto, che dovrà essere approvato martedì 21 febbraio, andrà modificato con la seguente correzione: il tetto vale per le nuove nomine. Per la gioia dei vari Befera, Mastropasqua, Catricalà, Vegas e tutti i presidenti, dirigenti di Authority, dei Monopoli di Stato e di altre decine di autorità pubbliche.

Non c’è solo la Consulta. Il taglio vale solo per i dipendenti pubblici: i presidenti delle autorità di garanzia (authority come Antitrust, Consob, Energia, Agicom ecc…) non dipendono proprio da nessuno, perché sono nominati dal Parlamento. Senza contare che il taglio si applica a tutti i soggetti che ricevono i soldi dallo Stato, mentre le Authority ricevono pagamenti anche dal settore privato. Altra obiezione: perché non estendere la misura anche ai dirigenti ai vertici delle società del sistema delle autonomia locali  e a quelli del servizio sanitario nazionale, visto che intrecciano rapporti con la PA? Unico punto a favore perché la proposta di Monti diventi effettiva è la paura del ridicolo: chi ci metterà la faccia?