Telecomunicazioni, raggiunto l’accordo sulle reti a fibra ottica

Pubblicato il 17 Settembre 2010 - 15:31 OLTRE 6 MESI FA

Paolo Romani

L’accordo è arrivato: il tavolo sulle reti di telecomunicazioni di nuova generazione istituito dal viceministro dello Sviluppo con delega alle comunicazioni, Paolo Romani, ha trovato la quadra sul modello infrastrutturale di base.

”Questa azione – ha detto il viceministro Romani – permetterà al sistema Paese di raggiungere gli obiettivi definiti dall’Agenda Digitale europea entro il 2020, ovvero che il 50 per cento degli utenti domestici italiani ed europei abbia attivato abbonamenti per servizi con velocità superiore a 100 Megabit”.

Il gruppo tecnico, formato dai principali operatori nazionali di telecomunicazioni, ha definito il modello di fibra ottica che sarà il punto di riferimento di Governo, Enti locali e operatori.

Si tratta di un modello che vuole assicurare la massima armonizzazione con le infrastrutture esistenti. Per questo motivo la prossima settimana ci sarà una consultazione pubblica sulle infrastrutture in fibra ottica presenti nel Paese e dei ipiani di investimento per il loro sviluppo nei prossimi tre anni.

La prossima settimana il modello verrà presentato anche agli operatori medi e piccoli che son interessati a partecipare al progetto ‘Italia digitale’.

Tra due settimane sarà convocata la seconda riunione del tavolo Governo-Operatori con l’obiettivo di sancire i principi e le tappe necessarie per l’avvio concreto della partnership pubblico-privata che possa operare sulle infrastrutture passive necessarie alle reti di nuova generazione.

Solo pochi giorni fa l’Agcom, l’Autorità garante per le telecomunicazioni, ha modificato le tariffe dell’unbundling, del bitstream e del wholesale line rental, tutti servizi che rappresentano il modo in cui operatori alternativi come Wind, Vodafone o Fastweb si collegano alla rete di Telecom Italia.

Tradotto, l’unbundling è quello che conosciamo come “liberalizzazione dell’ultimo miglio”, cioè il sistema che ha consentito ai nuovi operatori di gestire solo i cavi che collegano le centraline Telecom con il cliente finale e che consente loro di emettere bollette proprie.

Queste tariffe sono essenziali per la gestione del pluralismo del sistema delle telecomunicazioni italiane e per i margini economici dei vari operatori. Fino a ieri era previsto che per il 2010 gli operatori alternativi pagassero un canone di 8,7 euro al mese per utente dal primo maggio di quest’anno e che dal primo gennaio dell’anno prossimo il canone salisse a 9,26 euro per poi passare a 9,67 dall’inizio del 2012.

Le nuove norme Ue hanno proposto nuovi sistemi di calcolo delle tariffe, di fatto riducendole: nel 2010 si rimane a quota 8,7 euro per poi passare a 9,14 (invece che a 9,26) e a 9,48 euro nel 2012.

Secondo i concorrenti di Telecom, le nuove tariffe decise dall’Agcom, che prevedono al termine del biennio costi di manutenzione per 2,25 euro e costi amministrativi commerciali per 0,68 euro, sforerebbero i 9,67 euro complessivi previsti a partire dal 2012. L’Autorità ha deciso di vincolare l’applicazione delle nuove tariffe al miglioramento della qualità della rete in rame di Telecom Italia (attraverso maggiori investimenti da parte dell’azienda) e all’ammodernamento della rete di accesso nell’ottica delle reti di nuova generazione (NGN).  E’ facile però prevedere che ancora molte  divergenze fra i vari operatori rallenteranno lo sviluppo della rete di nuova generazione in Italia.

In gioco quindi c’è la definizione del contesto entro cui agiranno gli attori del business più importante del prossimo futuro. In ballo ci sono i miliardi di investimenti per la banda larga, che dovrà sostituire l’attuale rete in rame che fornisce l’Adsl (connessione veloce a Internet) a tutto il paese. Telecom farà la parte del leone, assicurando però i maggiori investimenti. Il punto è garantire la concorrenza e il pluralismo. E non è difficile prevedere una lotta senza quartiere per il controllo di Telecom