Il Pd che non si capisce: Vendola cerca l’asse con Bersani, ma il leader sarà ancora leader?

Pubblicato il 1 Dicembre 2010 - 09:35 OLTRE 6 MESI FA

Vendola accusa D’Alema e Veltroni. Letta rilancia Chiamparino. Fioroni parla con Casini. Intanto però il Pd scende ancora. La strategia del partito di Bersani non è ancora definita, Vendola invece ha le idee chiare e spiega: “Latorre ha detto una verità che è passata quasi inosservata: ha aperto a me e ha ammesso che il progetto del Pd è fallito. Ora ci saranno delle contromosse: D’Alema e Veltroni, per esempio, che sono lontanissimi, hanno però due obiettivi identici: fare fuori me e Bersani. Ma l’importante è restare tranquilli, non farsi prendere da questi giochi del ceto politico”.

Alla Camera martedì si trovavano Bersani, D’Alema e Veltroni. In mezzo, tra un Vendola che riceve gli omaggi dei deputati del Partito democratico e sempre un Vendola che certifica la fine del progetto politico del Pd, ci sono tutte le scene di vita quotidiana di un centrosinistra che si interroga sui propri errori e le proprie paure. Maria Teresa Meli per il Corriere della Sera riporta le sei scene del Pd ingarbugliato.

Prima scena, lunedì: Bersani chiama D’Alema per capire se l’intervista al Corriere in cui Nicola Latorre chiede di rifondare il Pd è un atto autonomo del vice capogruppo al Senato o se invece c’è lo zampino del presidente del Copasir. Il colloquio è alquanto teso.

Seconda scena, sempre lunedì: Enrico Letta va a Torino e tesse gli elogi di quel Sergio Chiamparino che il giorno prima ha usato parole pesanti contro l’attuale leadership del Pd e si è candidato alla guida del centrosinistra. Ecco le parole testuali del vicesegretario: “Credo che tutto il centrosinistra abbia bisogno di Chiamparino, a livello nazionale, nella sfida per chiudere il berlusconismo. Sergio avrà un ruolo fondamentale e penso che tutti dobbiamo spingerlo ed aiutarlo”.

Terza scena, martedì: Beppe Fioroni, reduce da un incontro con D’Alema che gli ha chiesto conto del suo attacco a Latorre, sostiene che la maggioranza interna finalmente ha capito che c’è qualche problemino nel partito: “Oggi finalmente c’è una fetta del Pd, penso a D’Alema e Letta, che si pone il tema di non regalare l’Italia a Berlusconi e per questo non dice più che tutto va bene”.

Quarta scena, sempre ieri, sempre Fioroni: il responsabile Welfare si apparta in un corridoio con Casini.

Quinta scena: qualche deputato del Pd insinua che Letta potrebbe andare a finire nel cosiddetto terzo polo. Non è vero, ma se ne parla ugualmente.

Sesta scena, arriva il sondaggio Ipsos, il Partito democratico è al 23,4. È sceso dello 0,2. Il Pdl, invece, per la prima volta da giorni, guadagna punti. È al 27,1 per cento, lo 0,5 in più rispetto all’ultima rilevazione Ipsos.

A questo punto torna in scena l’uomo che fa tremare il Pd, sempre Vendola che dice: “Bersani è una persona perbene e le ha promesse”. Lo sostiene anche in un libro-intervista a Cosimo Rossi, ex giornalista del manifesto: “Le primarie si faranno: questa è un’acquisizione fondamentale, penso che non ci sia più modo di impedire e anche di pilotare questo strumento”.