Chi è più “cristiano”, la Lega o il Vaticano?

Pubblicato il 8 Dicembre 2009 - 15:59 OLTRE 6 MESI FA

L’Italia è un paese cattolico, nella storia, nella tradizione, nelle abitudini. Cattolico al punto di accettare come naturale una sorta di doppia sovranità: le regole “etiche” sono di competenza prima del Vaticano che dei governi e parlamenti in carica. Un grosso pezzo d’Italia è anche un paese leghista, nel voto, nei sentimenti e, come si dice, “nella pancia”. Le due cose si completano e si fondono o sono in contraddizione prima o poi destinata ad esplodere?

La Lega in origine tanto cristiana non era, anzi. Bossi tuonava contro i “Vescovoni”, Castelli si sposava con rito celtico, il “dio Po” e relative ampolle di “santa acqua padana” sapevano di paganesimo. Ma poi la Lega ha scoperto e praticato un suo cristianesimo, fatto di nostalgia del tempo che fu, una nostalgia aggressiva ed ostile verso il presente “globalizzato” e popolato da molte etnie e culture. Prima la crociata anti-moschee, poi la difesa delle radici cristiane contro lo spettro della multiculturalità e dei migranti, infine la battaglia per il crocifisso da piazzare persino sulla bandiera tricolore. Il cattolicesimo in versione leghista da mesi si fa largo nel panorama politico, ma a più riprese stride con il Vaticano.

Da un lato le camicie verdi di Bossi attaccano la parte che definiscono con malcelato disprezzo “progressista” dell’episcopato, come nel caso Tettamanzi, dall’altro continuano a tessere la tela di rapporti con la Chiesa, in modo da accaparrarsi i voti dei cattolici.

Strumento privilegiato del Carroccio è la paura della società multietnica, tanto che alcune Giunte del profondo nord hanno provveduto a mettere i cartelli stradali contro burqa e niqab.

Velo islamico a parte, gli animi leghisti in estate si sono infervorati contro le gerarchie ecclesiastiche troppo clementi e “impiccione” in materia di migranti.

È il 26 agosto e sulle colonne della Padania si legge: “La Chiesa ha assunto un atteggiamento fortemente ostile nei confronti del reato di clandestinità, una non malcelata diffidenza per le ronde e in generale un’avversione per lo spirito del decreto sicurezza. I confini e le sfere di ingerenza reciproca fra Stato e Chiesa sono precisi. Ed è anche vero che la Chiesa rappresenta uno dei cosiddetti ‘poteri forti’”.

Da quel giorno dal fronte vaticano si sono levate le voci indispettite di vescovi e cardinali, diffuse dal quotidiano della Cei “Avvenire”: “Serve un ripensamento del reato di clandestinità”.

Poi continua e parla di “animosità gratuita di alcuni rappresentati della Lega verso prelati vaticani” e di “grotteschi attacchi personali. Che i migranti debbano godere di un diritto al soccorso e all’accoglienza – scrive Avvenire – costituisce uno dei presupposti perche’ una societa’ possa dirsi pienamente civile”.

Per chiudere la querelle estiva ci sono voluti gli incontri pacificatori di settembre, con il cardinale Angelo Bagnasco prima e Tarcisio Bertone poi, con tanto di titoli del tipo “Bossi ambasciatore in Vaticano”.

Poche settimane dopo è ripartita la liturgia di senatur e compagni che puntano proprio all’ala del segretario di Stato Bertone. Quando l’Europa si è pronunciata contro il crocifisso in classe nelle scuole pubbliche, la Lega è scesa in prima linea per difendere i simboli della religione cattolica, delle tradizioni tipicamente italiane. Fino a lì la relazione con la Chiesa si è mantenuta su toni pacifici, anche se non sono mancate le frecciatine di Calderoli e gli altri contro quella parte del Vaticano che non si è esposta per salvare il crocifisso in aula.

A ottobre a riaccendere il focolaio anti-Vaticano del Carroccio è bastato il sì della Chiesa all’insegnamento dell’Islam, venuto per bocca del cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio consiglio Giustizia e pace, che ha sottolineato che con i debiti “controlli”, si tratterebbe, oltre che di un “diritto”, di un meccanismo che permetterebbe di evitare che i giovani di religione islamica finiscano nel “radicalismo”.

Un mese e mezzo dopo a rincarare la dose ultra-cristiana dei leghisti è arrivata la proposta di Roberto Castelli di inserire una croce in bella vista sulla bandiera italiana sulla scia del no svizzero ai minareti, come segno di potere islamico. La chiusura elvetica ai simboli dei musulmani in Europa ha invece preoccupato il Vaticano, spaventato dell’aumento “degli ostacoli sul cammino del dialogo e l’integrazione”.

La crociata cristiana in versione Lega Nord ha raggiunto l’apice in vista del Natale. Nel comune leghista di Coccaglio, Brescia, è stata lanciata la proposta “White Christmas”: sotto l’albero arrivano i vigili a casa per controllare gli immigrati, chi non è in regola perde la residenza.

La rivisitazione dei precetti cattolici è presto fatta dall’assessore (leghista) alla Sicurezza Claudio Abiendi, che sottolinea di essere stato recentemente in udienza dal Papa: “Per me il Natale non è la festa dell’accoglienza, ma della tradizione cristiana, della nostra identità”. Un po’ diverso dal Gesù Cristo che accoglieva mendicanti, stranieri e ha persino lavato i piedi alle prostitute.

Ultima in ordine cronologico la sfuriata della Padania contro Tettamanzi, già definito elargitore di moschee e vescovo di Kabul. Ora lui difende i rom, ma come dicono i cristiani leghisti, non ha speso una parola per il crocifisso. A differenza loro. Ora la Chiesa cattolica ed ecumenica di Roma ha un bel problema: il governo di cui i leghisti sono anima e sostegno garantisce ostilità alla legge sull’aborto, difende ed applica legislativamente la dottrina cattolica su bioetica e ricerca scientifica, prepara una legge sul fine vita che assume il principio cattolico della “proprietà” divina e non umana della vita stessa. Tutte consistenti voci all’attivo da parte della Chiesa. Però la Lega contraddice con la predicazione e con i fatti il principio cristiano della carità come architrave e ragion d’essere del cristianesimo e porta il segno della croce in battaglia contro gli “stranieri ed alieni”. Qual è la pagliuzza e quale la trave? E’ questo il problema per la Chiesa cattolica e italiana.