Nucleare, Ahmadinejad a New York: “Non dobbiamo guadagnarci la fiducia di nessuno”

Pubblicato il 3 Maggio 2010 - 10:52 OLTRE 6 MESI FA

Con i soliti accenti di sfida all’Occidente Mahmoud Ahmadinejad, annuncia che l’Iran non deve guadagnarsi la fiducia dell’occidente fino a quando rispetterà gli obblighi internazionali. E’ quanto ha detto al suo arrivo negli Stati Uniti il presidente iraniano per partecipare alla conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp), dove avrà occasione di incrociare il segretario di stato americano, Hillary Clinton.

Giunto a New York ieri sera, Ahmadinejad ha trovato alloggio in un hotel proprio di fronte all’Onu, nonostante un tentativo di boicottaggio nei suoi confronti da parte di un gruppo bipartisan che aveva chiesto agli alberghi cittadini di rifiutargli ospitalità.

Lasciando ieri Teheran, Ahmadinejad aveva criticato i tentativi degli Stati Uniti di imporre delle nuove sanzioni all’Iran, promettendo inoltre di voler denunciare la lentezza con la quale le principali potenze nucleari procedono al disarmo.

Immediata la replica del Segretario di Stato Hillary Clinton – che rappresenta Washington alla conferenza – secondo al quale Teheran vile “confondere le acque e sviare l’attenzione dalla questione principale”, ovvero il mancato rispetto del Trattato.

Il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha da parte sua affermato la settimana scorsa che l’onere della prova riguardo alla esatta natura dei programmi nucleari iraniani spetta a Teheran. A margine della conferenza – una maratona diplomatica che durerà quattro settimane – continueranno le trattative fra i Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza per raggiungere un accordo sulle sanzioni.

Dopo il fallimento della conferenza del 2005, di qui al 28 maggio tuttavia i 189 Paesi membri cercheranno di raggiungere il consenso necessario per un documento finale, con obbiettivo minimo la piena ratifica del trattato di messa al bando dei test nucleari approvato nel 1996; l’Amministrazione Obama si è impegnata a sostenere la ratifica, respinta dal Senato nel 1999.