Presidenziali Colombia, scontato il trionfo del “delfino” di Uribe

Pubblicato il 18 Giugno 2010 - 21:44 OLTRE 6 MESI FA

Juan Manuel Santos

Dopo otto anni di potere, il presidente colombiano Alvaro Uribe non ha avuto molte difficoltà nel centrare l’obiettivo di farsi succedere dal suo ‘delfino’, il tante volte ministro Juan Manuel Santos. Nel ballottaggio di domenica, Santos dovrebbe imporsi facilmente sul ‘verde’ e moderato, Antanas Mockus, il cui presunto castello di voti si è afflosciato già al primo turno, perché molti dei suoi fan di Twitter e Facebook hanno disertato le urne.

Secondo i sondaggi, miseramente falliti nella prima occasione, Santos, dopo il 45,56% dell’andata, si imporrà con il 65/70%. Uribe lo ha trascinato alla vittoria con tutti i ricorsi, legittimi e no, del suo oliato potere. L’ultimo la liberazione di quattro militari da 12 anni nelle mani della sempre più spenta guerriglia delle Farc: con una taglia di 1,3 milioni di dollari per un suo disertore e con l'”intelligence” Usa, come ha confermato l’ambasciatore a Bogotà, William Brownfield.

In pratica, il trionfo di Santos conferma che i colombiani, immersi in una “guerra civile” (guerriglia, esercito, narcos e paramilitari di destra) che, negli ultimi 25 anni ha causato almeno 300 mila morti, preferiscono la “sicurezza” che egli offre alla “trasparenza”, sbandierata da Mockus.

“Sicurezza” che non ha però nulla a che vedere con la violenza quotidiana, pur se la Colombia è il Paese più violento dell’America Latina con 17.717 omicidi nel 2009. Nel confronto televisivo Mockus ha ricordato che, quand’era sindaco di Bogotà, ha ridotto tale trend (frutto per lo più di faide familiari e tra bande giovanili).

Ma Santos l’ha quasi presa sul ridere. Il prevedibile presidente dei colombiani non ha potuto però fare lo stesso per la faida tra gli esponenti del suo partito liberale. Uno scontro durissimo tra Uribe e l’ex presidente Cesar Gaviria (1990-1994) che ha invitato Santos, un suo ministro, a lasciar perdere tutte le magagne del potere del primo. Uribe gli ha telefonato (“Miserabile, canaglia”), sentendosi ribattere un “mi fai schifo tu ed il tuo governo”.

Ieri 17 giugno Santos ha reagito con un comunicato, in cui ribadisce l”orgoglio” di aver fatto parte del governo di Uribe ma insiste sulla sua volontà di “guardare al futuro pensando ad un governo di unità nazionale”. Magari con Mockus, al quale ha già presentato l’offerta, visto che è un “fenomeno2 per le reti sociali, anche se non per la politica concreta di ogni giorno. Un aspetto che è stato sottolineato da Gustavo Petro, l’ex candidato del Polo democratico alternativo, di sinistra, che, nel primo turno, ha ottenuto oltre 1,5 milioni di voti.

Per Petro, Santos ha fatto parte del consorzio privato al quale il Registro Nazionale dello Stato Civile ha affidato la stampa delle schede elettorali ed il loro ritiro dai seggi, nonché di vari altri certificati necessari per il ballottaggio. “Denuncia infondata”, ha ribattuto un alto funzionario del Registro. Anche Mockus aveva assicurato che Santos era ricorso alla frode. Ma per i colombiani – andranno alle urne non più del 50% -, vale soprattutto la “sicurezza” da guerriglia: e come Uribe, Santos, da vari anni ministro della Difesa e con l’aiuto degli Usa è senz’altro in grado di assicurarla.