Usa: verso approvazione senato della riforma sanitaria prima di Natale

Pubblicato il 21 Dicembre 2009 - 14:19 OLTRE 6 MESI FA

Uno dei principali programmi del presidente Barack Obama è in vista del porto. Sembra ormai del tutto spianata la strada della riforma sanitaria verso l’approvazione al Senato prima di Natale. Con un voto nel cuore della notte di lunedì infatti è stato superato lo scoglio principale, e quello che ha costretto a tanti compromessi al ribasso, del voto procedurale che permette di bloccare il dibattito in aula e passare alla votazione finale.

I democratici hanno avuto il “magic number”, i 60 voti necessari ad impedire il “filibuster”, l’ostruzionismo ad oltranza da parte della minoranza repubblicana che ha votato compatta, 40 voti, contro il passaggio alla votazione in aula. Ora è previsto entro giovedì il voto finale sul testo della riforma del Senato che, nelle trattative estenuanti per ottenere il sostegno compatto dei 60 del gruppo democratici, ha perso componenti importanti del piano originario voluto da Barack Obama, a partire dalla public option, l’ente pubblico di assicurazione.

Ma, affermano i leader democratici, mantiene l’impianto di fondo che permetterà a 31 milioni di americani ora senza assistenza sanitaria di essere assicurati e difenderà tutti gli americani dalle pratiche spregiudicate attuate dalle assicurazioni private.

Il testo ha comunque molte differenze con quello approvato alla Camera, che per esempio prevede la public option, e quindi dopo la sua approvazione inizieranno dei, si presume complicati, negoziati tra le due Camere per arrivare ad un testo comune. Un processo che la Casa Bianca spera si concluda entro la fine di gennaio, l’inizio di febbraio.

Il Senato ha dato dunque una accelerazione decisa al cammino della riforma con la benedizione postuma di Ted Kennedy (attraverso la vedova Vicky) e un monito del vice-presidente Joe Biden («è un momento storico, o adesso o mai più»). «Una legge molto solida», ha detto alla Cnn il consigliere della Casa Bianca David Axelrod dopo l’ultimo compromesso strappato dal leader della maggioranza Harry Reid. Axelrod non nasconde le difficoltà: «Superato il Senato, c’è ancora lavoro da fare. La Camera ha una versione diversa. Devono mettersi d’accordo e votare di nuovo. I repubblicani proveranno a mettere nuovi scogli procedurali. Ma ce la faremo. La gente capisce che siamo sulla soglia di qualcosa di veramente storico, che aiuterà il popolo americano e rafforzerà il nostro paese».

Il pacchetto del Senato promette di assicurare oltre 30 milioni di americani attualmente senza mutua, a un costo di 871 miliardi di dollari in dieci anni e con la prospettiva di 132 miliardi di dollari di riduzione del deficit. Di un appuntamento con la storia aveva parlato ieri, dall’alto dei suoi 36 anni da senatore, il vice-presidente Joe Biden, lanciando un appello agli ex colleghi, e soprattutto agli ex colleghi progressisti. «Condivido la loro frustrazione perchè il piano non include l’opzione pubblica», aveva scritto Biden in un articolo pubblicato sulla pagina delle opinioni del New York Times: «Ma non c’è ragione di buttar via l’altra mezza pagnotta. E se la legge muore questa settimana, non ci sarà un’altra occasione per votare sì».

Il cammino della riforma si è sbloccato domenica dopo che, al termine di 13 ore di negoziato, Reid ha strappato il “sì” del senatore del Nebraska Ben Nelson, necessario per raggiungere la maggioranza qualificata dei 60 voti, che consentono di fermare l’ostruzionismo e di spedire il testo al voto dell’aula. Nelson ha ceduto convinto da un compromesso sull’aborto, ma anche da una esenzione permanente concessa al Nebraska dai nuovi costi del Medicaid, la mutua dei poveri.

È un “regalo” valutato 100 milioni di dollari, di cui il senatore si è fatto un punto di orgoglio: «Metto sempre gli interessi del Nebraska avanti a tutto. Non ho avuto ogni centesimo che chiedevo, ma ci siamo quasi arrivati». Nelson non è stato il solo dei “magnifici 60” al Senato ad aver fatto guadagnare il suo stato di origine mantenendo a lungo una posizione intransigente sulla riforma. Un altro irriducibile, l’indipendente-socialista Bernie Sanders del Vermont, è stato convinto con un aumento dei fondi per Medicaid, mentre per la senatrice della Louisiana Mary Landrieu, che ha ceduto alcune settimane fa, il compensò è stato pari a 300 milioni di dollari.