Scontri a Roma, è Manuel De Santis il ‘ragazzo col casco’: “Sono stato io, voglio incontrare la famiglia di Cristiano”

Pubblicato il 20 Dicembre 2010 - 11:33 OLTRE 6 MESI FA

Di lui finora si sapeva solo che durante la manifestazione del 14 dicembre aveva colpito un quindicenne (Cristiano) con un casco, procurandogli un’emorragia cerebrale. Ora, il ragazzo “col casco”, come tutti lo chiamano, ha un nome e un cognome: Manuel De Santis. Ha venti anni, fa il pizzaiolo ed è un precario. È di sinistra ma non frequenta alcun centro sociale o gruppo politico e soprattutto non è un ultrà. Da un comunicato inviato dalla famiglia, si apprende che già sabato il ragazzo si è costituito alla Procura, ha ammesso le sue colpe e ha chiesto di incontrare la famiglia di Cristiano.

Manuel De Santis

Nel comunicato stampa della famiglia di Manuel si legge: ”Adempiendo ad un dovere morale ed al fine di appagare le giuste richieste della famiglia di Cristiano, ferito durante la manifestazione del 14 dicembre, il ventenne Manuel De Santis ha presentato sabato scorso alla Procura della Repubblica di Roma a mezzo dei suoi avvocati, una dichiarazione nella quale si assumeva la responsabilità dell’accaduto. I genitori di Manuel e lo stesso ragazzo, partecipi della preoccupazione della famiglia di Cristiano, chiedono di potersi incontrare privatamente con gli stessi”.

Quindi il ragazzo con giubbotto nero e cappello che si vede nella sequenza degli eventi in cui Cristiano viene colpito con un casco è il ventenne Manuel De Santis. Manuel adesso chiede di incontrare privatamente i genitori di Cristiano mentre il quindicenne con il naso rotto attende di essere operato al San Giovanni di Roma. Per Manuel, invece, al momento il reato ipotizzato sarà quello di lesioni volontarie gravi.

“È un cane sciolto”, afferma l’avvocato Tommaso Mancini, uno dei legali a cui la famiglia del ragazzo si è rivolta. “Voleva semplicemente che il corteo non subisse rallentamenti, per portare così la protesta, la protesta di un precario, di un giovane che non ha un contratto stabile, davanti al Senato”. Adesso però, secondo il legale, è pentito. Pentito d’aver perso la testa, d’aver voluto fermare in quel modo violento un quindicenne che lanciava un semplice frutto contro i carabinieri. “Aveva iniziato con degli spintoni – dice l’avvocato – poi ha perso la testa. Ora è decisamente pentito. Nessuno l’aveva cercato, nessuno l’aveva identificato ma lui stesso, di sua iniziativa, ha deciso sabato scorso di autodenunciarsi”.

“Perché era in piazza? Per protestare contro la politica del governo sui precari”. Poi l’avvocato conclude: “Guardi, Manuel è proprio quello che si definisce in gergo un cane sciolto”.