Marco Travaglio. Caos black bloc copre Expo di cartongesso e calcinacci

a cura di Sergio Carli
Pubblicato il 3 Maggio 2015 - 09:12 OLTRE 6 MESI FA
aglio. Black bloc, nessuno li tocca, servono a tutti

Poliziotto in fiamme a Milano. Sostiene Marco Travaglio che i black bloc nessuno li tocca…ma loro certo non si fanno pregare

ROMA – La tesi di Marco Travaglio, nel suo editoriale sul Fatto di domenica 3 maggio 2015 intitolato “Da grande voglio fare il black bloc” è che a questi nessuno li tocca e che sotto sotto c’ una cospirazione poliziesca che costituisce la versione XXI secolo della strategia della tensione negli anni ’70 in Italia. Si tratta di una teoria che risponde a logiche immortalate nella grande letteratura tipo l’Agente segreto di Joseph Conrad ma che, nel momento presente, non inquadra né fa capire la scelta di chi ha rimesso in libertà gli estremisti fermati la vigilia degli incidenti di Milano del primo maggio.

“In Italia facciamo sempre comodo a qualcuno per sputtanare quelli che nei movimenti antagonisti si battono pacificamente (pensa quanto sono coglioni) contro le mafie e le bande nascoste dietro le sigle Tav Torino-Lione, Expo Milano 2015, Mose, ecc.

Appena si muovono, arriviamo noi e sfasciamo tutto. All’inizio era un secondo lavoro, ora è diventato il primo: abbiamo proprio una tessera-coupon con lo strappino da staccare di volta in volta. E i capi dei No-Qualcosa ci lasciano fare.

Un po’ perché non hanno ancora capito che a noi non frega una beneamata cippa del Tav, di Expo, del Mose (veniamo da Belgio, Germania, di qua e di là e manco sappiamo che roba è, quella). Un po’ perché non hanno ancora capito che noi lavoriamo contro di loro.

O, se l’hanno capito, fanno pippa perché hanno paura di noi, o perché gli facciamo comodo, li facciamo sentire importanti e temuti, con tutti quei titoli sui tg e i giornali. Se sfilassero pacificamente, non se li filerebbe nessuno.

E la stampa parlerebbe d’altro: dei disoccupati che aumentano, delle bugie del governo sulla crescita, dell’Expo tutto calcinacci e cartongesso per nascondere i cantieri mai finiti, degli inquisiti candidati alle Regionali.

Facciamo comodo a tutti, al Governo e agli antagonisti. Non c’è neppure bisogno che ci chiamino: lo sappiamo noi quando serviamo, partiamo da soli senz’avvertire nessuno. Tanto lo sanno tutti che arriviamo: gli antagonisti come il governo.

Scusate, ma che altro han mai fatto i servizi segreti italiani dagli anni 60 a oggi se non infiltrare i gruppi antigovernativi di destra e di sinistra?

Nel 1969 sapevano che i fascisti avrebbero piazzato la bomba in piazza Fontana, e gliela lasciarono piazzare. Nel 1978 sapevano che le Br avrebbero rapito Moro, e glielo lasciarono rapire. Nel 2001 sapevano che avremmo distrutto Genova, e ce la lasciarono distruggere. È una tecnica vecchia come l’Italia: si chiama “destabilizzare per stabilizzare”.

E funziona ancora: dopo 50 anni, la “pista anarchica è un evergreen . L’altroieri lo sapevano benissimo che avremmo fatto quei danni a Milano, e ce li hanno lasciati fare.

Non parlo dei poveri e ignari poliziotti da strada, mandati allo sbaraglio con l’ordine di non caricare (tant’è che sono riuscito a incendiarne uno così, en passant ). Parlo di chi, dietro e sopra di loro, sapeva da mesi del nostro arrivo, e l’ha pure fatto scrivere dai giornali e dire dai tg per fare bella figura, poi ci ha spianato la strada come sempre. Con la differenza che con Berlusconi l’ordine era di menare qualcuno purchessia, a caso (esclusi noi, ci mancherebbe).

Ora invece, dopo la sentenza di Strasburgo sulle torture alla Diaz, la consegna è non menare  più nessuno: prenderle e basta. Così poi le vostre solite teste di Twitter possono dare la colpa a Fedez (un rapper mandante nostro? Uahahahahah). E quel genio di Alfano può dire che“ab biamo evitato il peggio”. Ma come si permette di svilire così il nostro onesto lavoro? Che si aspettava, i bombardamenti di Dresda? Comunque, messaggio recepito: al prossimo grande evento, faremo meglio”.