Boko Haram: la marcia feroce di un movimento senza veri rivali

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Gennaio 2015 - 07:20 OLTRE 6 MESI FA
Boko Haram: la marcia feroce di un movimento senza veri rivali

Boko Haram: la marcia feroce di un movimento senza veri rivali

ROMA – Boko Haram continua a crescere e oggi controlla diciotto cittadine importanti della Nigeria. “Le ultime conquiste sono state accompagnate da massacri indicibili che hanno segnato villaggi e comunità” racconta Guido Olimpio della Stampa.  Una marcia inarrestabile, scrive Olimpio, “anche per le debolezze — croniche — mostrate dai governativi. Fonti americane stimano in almeno 15 mila i miliziani agli ordini di Abubakar Shekau, il leader di una fazione sempre più letale che ha due aree operative”.

Scrive Olimpio: I guerriglieri hanno poi ripetutamente provato ad espandersi verso il Camerun scontrandosi con le forze locali. Pesante il bilancio della battaglia. La seconda area di interesse è quella nel Nordovest della Nigeria, zona oggetto di una campagna di destabilizzazione. Boko Haram, dopo aver sequestrato le oltre 200 liceali, ha continuato con i rapimenti e le violenze contro quei settori della società considerati ostili. È anche aumentato l’uso degli attentatori suicidi. Un recente rapporto israeliano ne ha censiti una quindicina, alcuni condotti da donne-bomba che hanno agito in coppia. Incursioni, esplosioni e assalti hanno permesso a Shekau di lanciare i suoi uomini in azioni di profondità. Successi militari accompagnati da quelli politici. L’emiro ha acquisito maggiore autonomia, ha ridotto i rapporti con i qaedisti del Sahel (persino loro preoccupati per gli eccessi) e con la casa madre di Al Qaeda. Inoltre ha voluto imitare il Califfo dell’Isis, al Baghdadi, atteggiandosi a leader religioso. I terroristi hanno sfondato le linee sfruttando l’incapacità dell’avversario. Lagos ha varato un budget miliardario, ha acquistato elicotteri d’attacco in Sudafrica, blindati canadesi, cinesi e turchi, unità navali. Ma è servito a poco. Molti mezzi sono finiti nelle mani degli insorti intatti. I soldati hanno opposto poca resistenza e si sono lamentati dei loro superiori così come dell’equipaggiamento. Spesso i militari vanno in battaglia con non più di 3 caricatori a testa. I nigeriani, davanti all’emergenza, si sono affidati anche a bande di vigilantes. Una risposta poco saggia, visto che questi gruppi si sono resi responsabili di violenze contro i civili. Abusi che hanno finito per avere conseguenze diplomatiche forti. Gli Usa, a causa della precaria situazione dei diritti umani, hanno congelato la cooperazione militare. Una trentina di consiglieri che dovevano assistere l’esercito se ne sono andati, sceso in modo drastico il numero delle ricognizioni aeree. Il Pentagono aveva impiegato droni e i velivoli spia Mc 12 anche per cercare le ragazze rapite, ma sono sorti problemi inattesi. Gli americani affermano che le informazioni di intelligence passate ai nigeriani non hanno poi avuto seguito operativo. In altre parole i locali non si sono mossi. Davanti al rifiuto di Washington di inviare altri equipaggiamenti, Lagos ha reagito rivolgendosi a Mosca che ora si occuperà del training di 1.200 uomini delle unità speciali. Difficile che questa goccia possa bilanciare la marea jihadista.