Claudio Magris: Ultras, “bestialità non sport”, la via per la galera sia rapida”

Pubblicato il 6 Maggio 2014 - 11:51 OLTRE 6 MESI FA
Claudio Magris: Ultras, "bestialità non sport", la via per la galera sia rapida"

Claudio Magris: lo strapotere di Genny ‘a carogna lo ha fatto indignare

Lo strapotere degli ultras nel mondo del calcio in Italia, diffuso in mondovisione dalla tv sabato 3 maggio, ha fatto scattare l’indignazione di Claudio Magris, scrittore triestino i cui toni sono solitamente più sulle cadenze danubiane della Mitteleuropa. Questa volta però gli sono servite poche righe, sulla prima pagina del Corriere della Sera, per esporre in nitida e sintetica prosa quei pensieri che in questi giorni accomunano milioni di italiani.

“Le bestialità mascherate da passioni sportive di cui si parla in questi giorni non dovrebbero neppur giungere sul tavolo di un ministro. A occuparsene, sbrigativamente, devono essere le autorità di pubblica sicurezza o i carabinieri delle località interessate e, successivamente, la magistratura. Come da ogni altro luogo in cui si commettano gravi reati, anche dallo stadio la via che conduce alla galera dovrebbe essere rapida”.

Invece, da noi succede proprio il contrario e Claudio Magris osserva stupito:

“Se un ministro all’Interno annuncia con fierezza, come Churchill risoluto a non venire a patti con la Germania nazista, che non è disposto ad alcuna «trattativa» (!) con la teppa criminale che devasta luoghi e cose, fa violenza talora anche molto grave a cittadini, distrugge beni (ho visto una volta tifosi sfasciare per pura bestialità un bar, rovinando i proprietari) e crea pesantissimi problemi di ordine pubblico in nome del calcio, vuol dire che lo Stato non esiste più, nel senso autentico e tecnico del termine, e che il Paese è preda di bande.

“La violenza in nome del calcio va semplicemente repressa, con tutte le garanzie nei confronti di chi è sospetto o provato colpevole di un reato e con tutta la durezza che il reato richiede. Ci sono state, in passato, vittime di lesioni gravissime e anche morti in seguito alla violenza negli stadi.

“Far violenza in nome di un’ideologia, come è accaduto, è un delitto che va represso e che è stato giustamente represso.

“Far violenza in nome di una passione sportiva — in realtà mero pretesto per sfoghi bestiali — è ancor più grave, perché uccidere in nome della Triestina o dell’Atalanta è più grave e imbecille che uccidere in nome della rivoluzione o di chissà quale nuovo ordine.

Conclude Claudio Magris:

“Non capisco perché se disoccupati esasperati si abbandonano a violenze vengono giustamente impediti e repressi, giacché la loro pur comprensibile rabbia non può ledere chi non ha colpa”.

 

Lo stesso, però, non succede per i danni causati dai violenti del calcio.