Feltri sul Giornale: “Amo gli animali, non le bestie che insultano Caterina”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Dicembre 2013 - 11:50 OLTRE 6 MESI FA
Feltri sul Giornale: "Amo gli animali, non le bestie che insultano Caterina"

Feltri sul Giornale: “Amo gli animali, non le bestie che insultano Caterina”

ROMA – “Amo gli animali”, scrive Vittorio Feltri sul Giornale, “ma non le bestie che insultano Caterina“.

L’editoriale:

Dicendo questo non scopro nulla di nuovo, ma è bene riba­dirlo per inquadrare meglio il tema. Personalmente sono contrario alla vivisezione, ter­mine brutale che mi ripugna pronunciare. Ma è pur vero che la mia ostilità verso questa pratica deriva dalla consape­volezza che si è abusato e si abusa ancora delle bestie, in­fliggendo loro sofferenze atro­ci, per scopi diversi, e punto nobili, da quelli di fare del be­ne all’umanità. Molti ricerca­tori incoscienti – direi di serie C- pur di dare ai loro studi mag­giore importanza, rendendoli degni di pubblicazione, non esitano a sacrificare inutil­mente decine o addirittura centinaia di cavie, incuranti della necessità – almeno – di non farle patire. Una simile carneficina è intollerabile.
Da qualche anno la strage viene condannata da gruppi sempre più agguerriti di ani­malisti, ecologisti, vegetariani e vegani, i quali si fanno in quattro affinché la legge vieti o riduca l’impiego di animali nei laboratori lager. Costoro sono meritevoli di solidarietà e appoggio: offrirglieli è un do­vere al quale non mi sottraggo.
Ma c’è un limite a tutto. Quan­do l’animalismo, come acca­de in molti casi, si trasforma in una sorta di religione, intesa in senso fondamentalistico e indifferente alle altrui ragioni, allora sono guai. Ogni eccesso d’altronde è provocato da az­zeramento della razionalità.
Se una ragazza in lotta tra la vita e la morte auspica che la scienza trovi il modo di aiutar­la, sia pure attra­verso la speri­mentazione su esseri viventi considerati (a torto) inferiori, non può essere trattata da alcu­ni esaltati come una pazza inde­gna di campare. Amare gli anima­li non significa disprezzare gli uomini e le don­ne che si fidano di scienziati seri e capaci di lavo­rare con scrupo­lo,anche sulle bestie, per rida­re la salute a chi l’ha persa o dar­la a chi non l’ha mai avuta. È leci­to sollevare dub­bi sull’effettiva efficacia della vivisezione (orrore), come per esempio fa con garbo e cogni­zione di causa la biologa Mi­chela Kuan, ma disprezzare chi ha opinioni opposte alle nostre rivela una crudeltà pari a quella esercitata, chessò, su un topolino o un cane o un gat­to.
Probabilmente sfugge agli estremisti dell’animalismo un dato reale, e cioè che la na­tura non è benigna, ma cattivis­sima. Certamente i suoi aspet­ti più evidenti sono incantevo­li: lo spettacolo di un tramon­to, delle acque spumeggianti del mare, del cielo stellato, di un paesaggio collinare o dolo­mitico suscita nel nostro ani­mo gioia e ammirazione. Ma la stessa natura, se analizzata con attenzione nei particola­ri, è disgustosa, un tritacarne, un’arena in cui si svolgono duelli tra poveri esseri che vo­gliono sopravvivere e altri es­seri, poveri anch’essi, che mi­rano a sbranarli per il medesi­mo motivo: sopravvivere. Non entro nei dettagli, deside­rando risparmiarvi la descri­zione di certe mostruosità. Provate soltanto a immagina­re l’attività dei predatori, dal più piccolo al più grosso, dai ragni alle tigri, dai falchi alle aquile. E sorvoliamo su quan­to accade tra pesci di varie di­mensioni.
Inoltre, avete mai visitato un allevamento di polli o di maiali? Avete mai assistito al­la macellazione di bovini e di ovini? Scusate, cari fratelli ani­malisti, questo mondo fa schi­fo anche, ma non soltanto, per colpa dell’uomo. Se fosse vero che qualcuno lo ha progetta­to, non ci vengano a dire che è stato ispirato dall’amore. Ora, accanirsi su una ragazza a ri­schio di morte e fiduciosa nel­la scienza è la prova che nessu­no è innocente.