Incidente porto Genova; Giustizia, tensione Pd-Pdl: rassegna stampa e prime pagine

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Maggio 2013 - 09:58 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Pd-Pdl, tensione sulla giustizia. La Stampa: “La giornata di votazioni per le presidenze delle commissioni parlamentari è stata segnata ieri dal «caso Nitto Palma», cioè dalla mancata nomina del senatore Pdl al vertice della commissione Giustizia di Palazzo Madama. Un incidente di percorso provocato dall’atteggiamento dei democratici che hanno votato scheda bianca. Dura la reazione del Popolo della Libertà: «Violati i patti». Ma Berlusconi smorza i toni.”

Per gli italiani l’Europa non è più un’opportunità. L’articolo a firma di Tonia Mastrobuoni:

“Fine di un mito: quello degli italiani campioni di europeismo e di ottimismo. Il 53% non percepisce più l’appartenenza alla Ue come un’opportunità, ma come uno svantaggio. E un italiano su due teme che in futuro non sarà in grado di garantirsi «condizioni di vita dignitose». Mentre l’Europa fatica a uscire dalle secche di una crisi che la sta attanagliando ormai da sei anni, l’indagine Ipsos-Publicis “Gli europei e la fine della crisi” commissionata da La Stampa e altri cinque quotidiani europei, S ueddeutsche Zeitung, Le Monde, Gazeta Wyborcza, El Pais e il Guardian , restituisce la fotografia di un Paese immerso in un pessimismo più accentuato rispetto a quello che affligge i cittadini del resto d’Europa. E due italiani su tre non credono che le ricette adottate per superare la recessione saranno efficaci (nella Ue è il 58%). Il 73% pensa anzi che il nostro Paese ne uscirà «lievemente» o «fortemente» indebolito (contro il 66% della media europea).”

L’allarme del Viminale “Crisi e povertà portano alla violenza”. L’articolo a firma di Francesco Grignetti:

“Lo scontro tra studenti e operai è stato contenuto dalla polizia, ma è un segnale delle grandi tensioni napoletane. I due gruppi si sono insultati a lungo. «Fascisti» contro «comunisti». Ma l’epiteto più sanguinoso lanciato dagli operai ormai senza lavoro contro gli universitari parla soprattutto di disperazione sociale. «Tenete la pancia piena!». Altri incidenti si sono poi verificati nel pomeriggio davanti all’università. Tensioni. E scontri di piazza. Non è un caso che proprio ieri mattina il presidente del Consiglio, Enrico Letta, abbia presieduto assieme al ministro Angelino Alfano un vertice con i capi delle forze di polizia e dell’intelligence per un primo giro di orizzonte sulle emergenze legate all’ordine pubblico. Con il caso Preiti ancora in evidenza, il neopremier – che tiene saldamente le deleghe sui servizi segreti – ha voluto conoscere gli uomini alla guida degli apparati della sicurezza.”

Squinzi: “La priorità è il lavoro. All’Imu possiamo pensare dopo”. L’articolo a firma di Roberto Giovannini:

“Il governo – che ha archiviato con il sì delle due camere la partita del Def, il Documento economico e finanziario – ha ripreso il lavoro di predisposizione degli annunciati provvedimenti per il rilancio dell’economia e la gestione di alcune emergenze. L’Esecutivo sembra però intenzionato a prendersi un po’ di tempo per mettere nero su bianco il testo delle misure. Ci sono ovviamente problemi politici – a cominciare dal destino dell’Imu – ma è complicata anche la definizione delle coperture finanziarie. Insomma, Imu, rifinanziamento della Cassa integrazione in deroga, norme per gli esodati e per evitare un nuovo aumento dell’Iva slitteranno di qualche giorno e se ne parlerà a partire dalla prossima settimana.”

Pd, Bersani e Renzi provano a sciogliere il nodo segreteria. L’articolo a firma di Carlo Bertini:

“Il braccio di ferro tra chi vuole un segretario vero e chi invece un «reggente» che traghetti solamente il partito fino al congresso, prosegue senza sosta. I dalemiani non demordono su Cuperlo spalleggiati da Fioroni che fa la voce grossa e minaccia fuoco e fiamme, arrivando a proporre che se non vi fosse una soluzione «unitaria» , allora sarebbe meglio che «sabato l’assemblea non voti nessun segretario e convochi il congresso anticipato a giugno» per risolvere alla radice la questione. Gli esponenti di fede lettiana, franceschiniana, renziana, veltroniana invece propendono per un reggente circondato da un coordinamento di maggiorenti che rappresenti le varie anime, quindi una figura come quella di Chiti potrebbe andar bene, «basta che Renzi sia d’accordo» dicono tutti in coro. Si vuole infatti evitare a tutti i costi di dare il destro al «rottamatore» per poter colpire da fuori il partito su una scelta frutto di un patto tra correnti mirato a escluderlo, coniugando le critiche al Pd con quelle eventuali al governo in carica.”

Notte di terrore nel porto di Genova. Il Corriere della Sera: “Notte di terrore nel porto di Genova. Una nave portacontainer, la Jolly Nero della Linea Messina, che era in uscita dallo scalo, ha sbagliato manovra ed è andata a sbattere contro la torre piloti che, in seguito all’urto, si è inclinata di 45 gradi.”

Giustizia, tensione Pdl-Pd Nitto Palma bocciato due volte. L’articolo a firma di Dino Martirano:

” L’accordo politico sulle presidenze delle commissioni avrebbe sostanzialmente retto — 14 al Pd, 10 al Pdl, 2 a Scelta Civica, 1 a Fratelli d’Italia, 1 al M5S — ma ora c’è il rischio che la maggioranza sbandi paurosamente perché non si è incasellato il tassello della Giustizia. Il più importante per Berlusconi che si è visito bocciare (per ora) il suo candidato al Senato: l’ex Guardasigilli Nitto Francesco Palma. Il Pd, dunque, ha rispettato i patti votando anche Daniele Capezzone (Finanze, Camera) e Roberto Formigoni (Agricoltura, Senato) ma poi il partito orfano di Bersani si è espresso per ben due volte con la scheda bianca in commissione Giustizia a Palazzo Madama bloccando di fatto l’elezione di Nitto Francesco Palma. Il primo scrutino è finito 12 a 14 a favore degli astenuti. Il secondo 13 a 13, con tutto il Pd (8 senatori), il M5S (4) e Sel (1) che hanno fatto fronte comune contro l’accordo di maggioranza. Mentre Pdl, Scelta civica, Lega, Gal e Autonomisti hanno votato per Palma. In serata, il capogruppo Renato Schifani ha confermato che Nitto Palma rimane il candidato del Pdl: «Abbiamo votato i candidati del Pd scelti assieme… altrettanto non è successo per il nostro senatore. Ci attendiamo che domani (oggi, ndr) il Pd abbia lo stesso senso di responsabilità».”

Letta convoca i ministri in un’abbazia «Tutti in ritiro, ognuno paga per sé». L’articolo a firma di Marco Galluzzo:

” L’idea del ritiro, di una due giorni per fare squadra, anzi «spogliatoio», sarebbe stata suggerita nientemeno che dalla Cancelliera Angela Merkel, esperta in grandi coalizioni, leader di un Paese dove gli obiettivi nazionali vengono di solito prima dei gruppi parlamentari e dei singoli partiti. La notizia l’ha data lo stesso Enrico Letta, con un tweet, di mattina: domenica e lunedì prossimi, 24 ore di ritiro, in un’abbazia in Toscana, solo i ministri. «Per programmare, conoscersi, fare spogliatoio. Ognuno paga per sé». Più tardi Palazzo Chigi aggiungerà dettagli: andranno solo i componenti del governo, senza staff o collaboratori, l’accenno al pagamento non era un scherzo, hanno tutti le risorse per pagarsi due giorni in un ex convento con mille anni di storia, che per secoli ha ospitato monaci e custodito tradizioni e che oggi, ristrutturato in modo molto sobrio, ospita di solito eventi, mostre, seminari, sfilate, spettacoli teatrali, meeting di varia natura, anche internazionali. Niente «turismo individuale», recita il sito web. Non è il caso del governo. L’ex convento si trova a Spineto, in provincia di Siena, la proprietà è circondata da 800 ettari di parco, dispone di 98 camere per gli ospiti (88 doppie e 10 singole) distribuite tra l’abbazia e gli undici antichi poderi della tenuta, «accuratamente restaurati e dotati di ogni comfort», si legge sul sito.”

Caos diaria, missione di Grillo a Roma. L’articolo a firma di Emanuele Buzzi:

“Il monito e il meeting. Mentre sul Web e tra i parlamentari si discute ancora del ruolo nelle commissioni e del caso diaria (trattenerla o rendicontarla), Beppe Grillo si accinge ad incontrare i parlamentari. Il leader vedrà deputati e senatori Cinque Stelle domani e dopo a Roma. Una due giorni per il meeting mensile — come stabilito a Tragliata —, per vedere faccia a faccia i parlamentari e affrontare i nodi dell’attualità politica e dei problemi interni. A partire proprio dal tema diaria, oggetto di una possibile strigliata da parte del leader. «Il dibattito interno è ancora aperto, nessuna decisione è stata presa», spiega Vito Crimi. Che aggiunge: «Qualunque sarà la decisione, nulla vieta che ci si possa comportare il più virtuosamente possibile». In realtà, raccontano fonti vicine al Movimento, dietro alle differenti posizioni dei parlamentari ci sarebbero esigenze diverse, legate alla tassazione, allo status familiare (tra chi è single e con meno spese e chi invece ha a carico moglie e figli) e anche a prestiti contratti per sostenere le prime spese a Roma. Una decisione comunque sulla diaria sarà presa proprio insieme al leader, che, per la riunione, stavolta non dovrebbe optare per luoghi «segreti», ma per uno scenario più istituzionale, forse addirittura all’interno degli spazi riservati ai gruppi dei Cinque Stelle a Camera e Senato. Intanto, ieri, Grillo è intervenuto sul blog, condannando con toni durissimi la situazione attuale e citando anche l’Inno di Mameli. Un monito cupo, che evoca scenari a tinte fosche. «La sensazione di essere circondati, “calpestati e derisi” dal Potere Costituito che sta muovendo ogni leva per distruggere il M5S in effetti la si sente nell’aria — scrive il capo politico del Movimento —. Un che di pesante, di torbido, annuncio di fatti gravi». Grillo, che anche nei comizi in Friuli aveva guardato con pessimismo all’orizzonte italiano, immaginando un peggioramento della crisi economica a settembre, aggiunge: «Il confronto da politico- economico diventerà sociale, incontrollabile».”

Funerali privati per Andreotti. Folla davanti alla chiesa, c’è Grasso. L’articolo a firma di Virginia Piccolillo:

“«Amen». Giulio Andreotti è a terra, nella bara di legno chiaro. Ma Cirino Pomicino, Arnaldo Forlani, Emilio Colombo, Ciriaco De Mita, Beppe Pisanu, Vincenzo Scotti, Gianni Letta, Franco Marini, Pier Ferdinando Casini, Rosa Russo Iervolino, Franco Carraro sono tutti lì. Don Luigi, parroco e confessore di Andreotti, fa di tutto per ricordare che si tratta di una cerimonia privata e non un funerale di Stato, come lo stesso ex presidente del Consiglio ha voluto: «Nostro fratello Giulio era un uomo semplice», «gentile con tutti», «sempre attento ai bisogni di tutti», incluso «uno stuolo di poveri che lo aspettava tutte le mattine» a cui distribuiva offerte, rimarca. «Chissà quanti ce ne sono», dice guardando la folla che aveva salutato l’arrivo della bara con un grido: «Grande Giulio». Ma il colpo d’occhio, nella chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, zeppa fino alla mancanza d’aria, è da pagina di storia.”

Ambrosoli evita il minuto di silenzio «Non ce l’ho fatta». L’articolo a firma di Andrea Senesi:

“«Non voglio fare polemica…». Umberto Ambrosoli parla a bassa voce, quasi a scusarsi: «È che proprio non ce l’ho fatta». Il minuto di silenzio in memoria di Giulio Andreotti a lui, figlio di Giorgio, l’uomo che morì per mano mafiosa indagando su Sindona e sui mille misteri d’Italia, non poteva non suonare come una specie di oltraggio personale. C’è quella frase — che poi il Divo Giulio rettificò e per cui chiese anche scusa — che non può non rimanere scolpita nella memoria di un figlio. «Una persona che se le andava cercando», sentenziò nel 2010 il senatore a vita a La storia siamo noi, a proposito del commissario liquidatore della Banca privata italiana. Umberto ieri è uscito dall’aula, mentre i suoi colleghi consiglieri in silenzio e in piedi rendevano omaggio al sette volte presidente del Consiglio. Tutti, grillini inclusi. Non voleva rivendicarlo quel gesto, sperava quasi passasse inosservato. Dissociarsi senza clamore. Ai cronisti che lo incalzavano ha concesso poi solo poche e misuratissime parole. «Ho una storia personale che si mischia coi lati oscuri di quella di Giulio Andreotti, ma non è il caso di fare polemiche; è giusto che le istituzioni ricordino gli uomini delle istituzioni, ma chi ne fa parte faccia i conti con la propria coscienza. È comprensibile che in occasione della morte di persone che hanno ricoperto ruoli istituzionali di primo piano le istituzioni le commemorino. Ma le istituzioni sono fatte di persone, ed è legittimo che queste facciano i conti con il significato delle storie personali». E poi quella frase che ritorna: «Sono parole che racchiudono un’idea di responsabilità istituzionale che non condivido», aggiunge Ambrosoli.”

Nave contro la torre piloti, tre morti. Lutto in porto, stop fino alle 13. L’articolo de Il Secolo XIX:

“Al Molo Giano si continua a lavorare per cercare di liberare la banchina da ciò che resta della Torre di controllo del Porto, una struttura in cemento alta oltre 50 metri (foto ). Alle 23 di martedì è stata colpita in pieno, e inspiegabilmente, dalla poppa della porta container Jolly Nero, della linea Messina. È venuta giù di schianto, seppellendo tutti coloro che c’erano al suo interno, 13 persone secondo – appunto – il bilancio provvisorio reso noto dalle forze dell’ordine. La torre, di cemento e vetro, si è come «afflosciata» nelle acque nere di molo Giano. Dei quattro feriti accertati, due sono stati ricoverati in codice rosso, altri due sono in condizioni meno gravi. I quattro si sono salvati perché sarebbero riusciti a gettarsi in mare prima del crollo della torre. Poche le speranze, invece, di trovare in vita le sei persone disperse. Sommozzatori dei vigili del fuoco hanno scandagliato il fondo del porto per tutta la notte, mentre decine di uomini del soccorso lavorano per rimuovere le macerie della torre e delle due palazzine della Capitaneria crollate dopo l’urto. Si opera anche con l’ausilio di un pontone, in condizioni difficili. Dei dispersi, tre sarebbero rimasti imprigionati all’interno dell’ascensore della torre, poi finito o in acqua o sepolto dalla macerie. Subito dopo l’incidente si sono recato sul posto il sindaco, Marco Doria, il prefetto, Giovanni Balsamo, il presidente dell’Autorità Portuale, Luigi Merlo, l’armatore, Stefano Messina. Sconvolti. «È una tragedia inspiegabile» ha detto Merlo. «Siamo senza parole, e disperati» ha aggiunto Messina.”