Mafiosi ergastolani presto liberi, ricorso italiano alla Corte europea

di Redazione Blitz
Pubblicato il 6 Ottobre 2019 - 07:04 OLTRE 6 MESI FA
Un'aula di Tribunale, Ansa

Un’aula di Tribunale (foto Ansa)

ROMA – Mafiosi, terroristi e pedofili, 957 in tutto, in libertà o quasi, se la Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) confermerà la sentenza di una sua sezione che ha dato ragione un mafioso condannato a 4 ergastoli, definendo “trattamento inumano e degradante” l’istituto giuridico del cosiddetto “ergastolo ostativo”, che tratta gli assassini da assassini e i grandi criminali per quello che sono.

Lancia l’allarme Gianni Barbacetto, sul Fatto: lunedì, “una sentenza europea potrebbe sconvolgere il sistema antimafia (e antiterrorismo) italiano”. La sentenza, se favorevole ai mafiosi e contraria alla posizione dello Stato italiano, “potrebbe aprire la strada all’eliminazione del cosiddetto “ergastolo ostativo” per mafiosi e terroristi, porre fine all’esperienza dei collaboratori di giustizia e far saltare di fatto il 41 bis, cioè il carcere duro per i mafiosi. I boss condannati all’ergastolo potrebbero uscire dal carcere e sarebbero messe a rischio le norme antimafia volute da Giovanni Falcone”. La prassi italiana, scrive Barbacetto, “esclude dai benefici penitenziari (lavoro fuori dal carcere, permessi premio, misure alternative alla detenzione) alcuni condannati all’ergastolo: 957 persone, condannate per reati di mafia, terrorismo, traffico di droga, pedopornografia, prostituzione minorile”.

I condannati all’“ergastolo ostativo” hanno un modo per “tornare a godere, come gli altri, dei benefici penitenziari: dimostrare di essersi incamminati sulla strada della riabilitazione a cui ogni pena deve puntare, avendo tagliato i ponti con l’ambiente criminale e collaborando con la giustizia. “Contro la decisione della sezione della Cedu ha fatto ricorso il Governo italiano, che l’ha ritenuta dirompente rispetto a un sistema di contrasto alla criminalità che si è dimostrato collaudato ed efficace. Al ricorso italiano dovrà rispondere la Grande Camera, una sorta di Cassazione della Corte europea. Per accedervi, il ricorso deve prima essere dichiarato ammissibile da un collegio di cinque giudici: lunedì questi si riuniranno per esaminare la questione. Se riterranno inammissibile la richiesta del governo italiano, varrà la sentenza del giugno scorso. Se la riterranno invece ammissibile, la Grande Camera la esaminerà e darà il suo verdetto, finale e inappellabile, prevedibilmente entro qualche mese”. Intanto altri 12 condannati hanno già depositato il loro ricorso, davanti alla Corte europea. E ben 250 ergastolani lo hanno presentato a un altro organismo internazionale, il Comitato delle Nazioni Unite. Si è detto preoccupato della situazione il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. In un incontro con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, Bonafede ha espresso la sua preoccupazione “per il possibile impatto che la decisione di Strasburgo potrebbe avere sulla lotta alla mafia e al terrorismo”.

Il non accoglimento del ricorso dell’Italia “avrebbe conseguenze sulle politiche antimafia e antiterrorismo italiane”. Se infatti, tra qualche mese, la Grande Camera respingerà il ricorso italiano e dunque confermerà il giudizio Cedu espresso a giugno, l’Italia sarà obbligata a risarcire il danno ai singoli che ne faranno richiesta. Ma più in generale, sarà sollecitata a modificare le sue leggi smontando il “sistema Falcone” e riconoscendo i benefici carcerari (compresi i permessi per uscire) anche ai boss che non hanno alcuna intenzione di collaborare. La decisione europea di lunedì potrebbe avere influenza anche sulla Corte costituzionale italiana, che il 22 ottobre si dovrà pronunciare su una questione simile: dopo aver già dichiarato costituzionale il cosiddetto “ergastolo ostativo”, la Consulta a fine mese deciderà sul caso di Sebastiano Cannizzaro, condannato per associazione mafiosa. La questione sollevata davanti alla Corte: è incostituzionale privarlo dei permessi premio?