Marco Travaglio: storia via Twitter in 140 battute

Pubblicato il 26 Aprile 2015 - 08:04 OLTRE 6 MESI FA
Marco Travaglio: Resistenza via Twitter di Luca Lotti e Oscar Farinetti

Marco Travaglio contro l’idea della storia della resistenza spiegata via Twitter, in 140 caratteri

ROMA – Marco Travaglio punta a due bersagli nel suo editoriale sul fatto del 26 aprile 2015: Luca Lotti e Oscar Farinetti. Luca Lotti è oggi una delle persone che contano di più nella politica italiana:è sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e una delle pochissime persone di cui si fidi Matteo Renzi. Oscar Farinetti è il capo di Eataly, genio del marketing e della partnership giusta, essendo le Coop Adriatica, Nova e Liguria socie al 40% in Eataly Distribuzione.

Bersaglio principale è Luca Lotti, “di Lotti e di governo”, cui è dedicato il titolo, “Il Partigiano Lotty”, parafrasi del titolo del romanzo di Beppe Fenoglio “Il Partigiano Johnny”, ma anche a Oscar Farinetti non sono risparmiati pesanti riferimenti.

Contro Oscar Farinetti Marco Travaglio ha due argomenti. Uno un po’ grottesco riguarda una iniziativa commerciale di dubbio gusto:

“Oscar Farinetti, dal canto suo, scevro come sempre da ogni interesse pecuniario (come scrive sulla copertina del suo ultimo libro: “Mio padre mi diceva sempre ‘Ricordati, ragazzo, che le persone sono più importanti delle cose’”), ha acquistato una pagina dell’inserto dell’amica Stampa sui 70 anni della Liberazione. Titolo: “Viva la Resistenza!”. Sopratitolo: “Per la serie: non dimenticare”. Svolgimento: “Solo per oggi” (cioè ieri) si può sorseggiare un calice del barolo “Resistenza 2007”, alla modica cifra di 5 euro, in esclusiva “nei ristorantini di Eataly”: signori, praticamente regalato.

L’offerta speciale purtroppo è limitata alla giornata del 25 aprile, ma potrebbe esser tosto replicata per brindare al varo delle riforme elettorali (quella che rende superflue le elezioni per la Camera) e costituzionale (quella che abolisce le elezioni per il Senato e lo trasforma in un dopolavoro per consiglieri regionali e sindaci).

Un tempo si beveva per dimenticare, ora invece si beve per ricordare. Purché si beva giusto: anche il vino, come il libro, è dedicato “al comandante Paolo Farinetti, eroe della resistenza partigiana”, che altri non è se non il suo papà”

di Farinetti Oscar e qui Marco Travaglio riferisce una vicenda svoltasi in quei tormentati mesi e conclusa con la amnistia con cui Palmiro Togliatti mise fine agli strascichi della guerra civile evitando che l’Italia facesse la fine che poi ha fatto l’Iraq.

Su Luca Lotti i passi salienti dell’invettiva di Marco Travaglio sono qui riportati.

“Su Re p u b b l i ca il sottosegretario renziano Luca Lotti informava che “cambiamo la Costituzione nel solco della Resistenza”.

Invano nella sua biografia si rintracciano tracce di sapienza storico-giuridico-costituzionale, salvo accontentarsi di un diploma di maturità scientifica con 90/100 al liceo Pontormo di Empoli, dove il preside –ricorda un ex compagno di classe– non faceva che ripetergli: “Lotti, anche quest’anno sei il peggiore della classe”.

Dall’alto di cotanta cattedra, il 33enne Partigiano Lotty è stato assistente di Renzi alla Provincia di Firenze, poi capo-segreteria e capo-gabinetto al Comune, poi membro della segreteria Pd fin dai tempi di Epifani e ora nel governo Renzi è sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria e al Cipe.

Il resto deve averglielo spiegato Denis Verdini, con cui è inseparabile almeno dal 2009, quando stipulò con lui il patto segreto per fregare Giovanni Galli, bravo ex portiere e ingenuo candidato sindaco Pdl, portando le truppe berlusconiane a votare Matteo. Poco dopo organizzò la memorabile gita premio del sindaco ridens dal nano ridens ad Arcore, dove attese nel giardino della villa che il pranzo dei due fidanzatini fosse consumato per salutare il Caimano e arruffianarselo con qualche battuta sul Milan.

Insomma un’esistenza tutta nel solco della Resistenza, coronata dalla regia prestata alle candidature dell’indagato (allora, ora non più) Bonaccini in Emilia Romagna, del condannato De Luca in Campania e dell’imputata Paita in Liguria. Tanto per far invidia a Denis. Senza dimenticare la grande  abbuffata di nomine negli enti pubblici, i rapporti coi servizi segreti e la Guardia di Finanza (do you remember il generale Michele Adinolfi, ora indagato per Cpl Concordia?) e la distribuzione di prebende e prepensionamenti ai giornaloni in crisi, direttamente proporzionali al numero di sue interviste ai giornaloni in crisi.

Francesco Bei di Re p u b-b l i ca , per esempio, interpella il Partigiano Lotty come fosse Beppe Fenoglio, Arrigo Boldrini, Alessandro Galante Garrone, Claudio Pavone e lo descrive “regista delle celebrazioni del 25 Aprile”contro l’“abisso di ignoranza”che avvolge la memoria partigiana. Lotti ci crede e si dice indignato perché molti ragazzi “non hanno la più pallida idea di cosa sia la Resistenza”.

Ma niente paura:“Stiamo lavorando su un progetto con l’Anpi per far entrare nelle scuole questo pezzo di storia”. Per la verità quel pezzo di storia ci è sempre entrato, nelle scuole: basta studiare. Ma lui comprensibilmente non lo sa, però precisa che “io questa storia la sento mia”: “Usiamo tutti i mezzi –Twitter ma anche la street art– per coinvolgere i ragazzi in questo racconto”.

La storia via Twitter, in 140 caratteri: che ideona. E poi ci sono “gli spot con Alex Zanardi e Samantha Cristoforetti”, mica cazzi.

Dev’essergli apparso in sogno Piero Calamandrei per spiegargli che fare a pezzi 50 articoli della Costituzione nata dalla Resistenza e impedire ai cittadini di scegliersi i propri parlamentari con una legge decisamente peggiore della legge Acerbo del Duce, è il miglior modo di celebrare la Liberazione. O forse, quella notte, il Partigiano Lotty aveva semplicemente mangiato pesante. Infatti spiega:“Non vedo contraddizioni tra quello che portiamo avanti noi e quei valori di 70 anni fa”.