Marijuana libera nel mondo, antiproibizionismo e repressione: le diverse strade

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Dicembre 2013 - 12:27 OLTRE 6 MESI FA
marijuana

Marijuana libera nel mondo (foto dal Corriere della Sera)

ROMA – E’ l’Uruguay a rompere di colpo tutti i tabù sulle droghe leggere. In Uruguay la marijuana si potrà coltivare o comprare in farmacia; lo Stato seguirà tutta la catena, dalla scelta dei semi fino alla quantità permessa al consumatore finale.

Il voto finale del Senato, martedì sera a Montevideo, ha ufficializzato la svolta mentre in piazza manifestavano gli attivisti dell’erba libera e i gruppi contrari, per motivi etici o sanitari. Manca la firma del presidente José Mujica, ma è scontata, perché l’ex guerrigliero è stato uno dei principali sponsor della normativa.

Scrive Rocco Cotroneo sul Corriere della Sera:

Dopo aver studiato esperienze simili in giro per il mondo, la sinistra al governo nel Paese ha deciso per una regolamentazione totale, facendo nascere di fatto il primo «spinello di Stato». Supera dunque l’Olanda, dove sono permessi vendita e consumo in spazi appositi (i famosi «coffee shop»); la California, che ha aperto all’uso medico e dissuade i piccoli consumatori appena con una multa; il Colorado, dove è permessa per uso ricreativo una quantità personale assai limitata. In Uruguay, invece, il consumo era già depenalizzato da anni, così come era tollerata la coltivazione di qualche piantina in balcone o in giardino. Il passo avanti intende ora stroncare il traffico illegale, che tuttora controlla il grosso del mercato.

A Montevideo la marijuana arriva dal vicino Paraguay, sotto forma di pacchettini di erba pressata. I legislatori sostengono che l’aumento degli indici di criminalità in Uruguay, già il Paese più tranquillo del continente, è dovuto proprio al narcotraffico. Poi c’è una questione di scarsa qualità del prodotto spacciato, dicono, che può avere effetti collaterali sulla salute. La prima mossa è dunque fissare il prezzo dell’erba di Stato a un livello più basso di quella illegale, di circa il 30-40%. Sarà venduta a circa un dollaro al grammo, l’equivalente di due o tre spinelli. Chi vorrà comprarla nelle farmacie — fino ad un massimo di 40 grammi al mese — dovrà iscriversi in una lista. Lo Stato farà accordi con cooperative di produttori e seguirà il processo di distribuzione. Chi vuol coltivare la canapa indiana in proprio potrà farlo in associazioni o individualmente, fino a un massimo di sei piante per casa. Resta illegale, e le pene sono severe, produrre in grande scala senza il permesso dello Stato. Non si potrà guidare sotto l’effetto della marijuana, fumarla in luoghi chiusi né pubblicizzarla (…)

L’Uruguay ammette trattarsi di un esperimento, e il governo valuterà nel giro di qualche anno se mantenere in vita la normativa. Ma la curiosità supera i confini, soprattutto in America Latina, dove le campagne per azioni alternative alla repressione stanno guadagnando molti consensi. La storia recente del continente è segnata dal sangue della droga. Nei grandi Paesi produttori di coca, Colombia, Bolivia e Perù. In Centroamerica e in Messico, dove gli indici di violenza sono esplosi, e tutto per lo strapotere dei cartelli che controllano il narcotraffico verso il nord del mondo. L’Uruguay, per le sue dimensioni ridotte, si candida dunque a esperimento pilota. Da qualche anno un gruppo guidato da tre ex presidenti latinoamericani propone la liberalizzazione delle droghe leggere (…)