Milano-Serravalle, Corriere insiste: “C’è riferimento a D’Alema”

Pubblicato il 11 Aprile 2013 - 13:57| Aggiornato il 6 Gennaio 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Nonostante Massimo D’Alema e Filippo Penati abbiano smentito, e il primo ha anche minacciato querele, Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella sul Corriere della Sera tornano anche oggi a parlare dell’affaire della Milano-Serravalle, di Penati, di D’Alema.

Nel loro nuovo pezzo si legge:

Nell’interrogatorio, il 4 febbraio, dell’architetto Renato Sarno, incriminato dai magistrati monzesi quale collettore di finanziamenti illeciti dell’ex presidente ds della Provincia di Milano Filippo Penati, non c’è soltanto il riferimento ai «vertici del partito» e in particolare alla «persona di Massimo D’Alema» che — a detta di Sarno — Penati nel 2005 avrebbe additato come coloro che gli avevano «imposto» di acquistare il 15% della società autostradale Milano-Serravalle, pagando 8,9 euro per azione al costruttore Marcellino Gavio che le aveva acquistate a 2,9 euro e che poi impiegò 50 dei 175 milioni di plusvalenza per appoggiare la scalata alla Bnl dell’Unipol di Giovanni Consorte.

C’è invece, sempre a sorpresa, anche una conferma della ricostruzione della Procura di Monza circa il fatto che una apparente caparra immobiliare biennale da 2 milioni di euro, accesa nel 2008 da Bruno Binasco (top manager del gruppo Gavio) con l’intervento di Sarno, e lasciata poi stranamente scadere nel 2010 a favore di Piero Di Caterina (imprenditore autoaccusatosi di aver massicciamente finanziato Penati negli anni in cui questi era sindaco di Sesto San Giovanni), sarebbe stata la veste fittizia dietro la quale mascherare in realtà secondo i pm «un pagamento illecito» di 2 milioni «a Piero Di Caterina nell’interesse di Penati»: escamotage «con cui si è realizzato il rimborso a Di Caterina di pregressi finanziamenti erogati dall’imprenditore Di Caterina a esponenti di sinistra».

Secondo i due giornalisti del Corriere, Sarno avrebbe raccontato ai magistrati:

«Nel febbraio 2008 — racconta — Penati si presentò nel mio studio con Di Caterina», che «avevo conosciuto nel 2006 per un incarico che conclusi con esito sfavorevole», e che nel novembre e dicembre 2007 era venuto più volte «a chiedermi di aiutarlo a trovare un acquirente per un suo immobile perché aveva bisogno di soldi». Ai pm che notano «la singolarità di una reiterata presentazione di Di Caterina in studio in assenza di un consolidato rapporto», Sarno risponde: «Compresi dopo, al momento dell’arrivo di Di Caterina insieme a Penati, che era stato quest’ultimo a indirizzarlo da me. Lui voleva forzarmi a occuparmi di questa vicenda».

Stando a Sarno, «l’incontro del 13 febbraio 2008 nel mio studio fu burrascoso per i toni di discussione che ebbero tanto Di Caterina quanto Penati. Il primo sembrava sotto l’effetto di psicofarmaci, perché batteva i pugni sul tavolo e urlava: “Rivoglio i miei soldi, la mia azienda è in crisi, nessuno mi aiuta”. A sua volta Penati insisteva con me perché aiutassi Di Caterina a trovargli un compratore, perché lui aveva bisogno di soldi. Io non li misi alla porta entrambi solo perché Penati era quello che mi aveva dato lavoro» (le ricche consulenze alla Milano-Serravalle). «Ci lasciammo con una frase di Penati che, rivolto a Di Caterina, disse: “Sarno si occuperà della cosa”, e cioè di trovargli un acquirente».