Mini-Imu e Tares, Il Fatto: “I colpevoli del maledetto 24 gennaio”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Gennaio 2014 - 09:08 OLTRE 6 MESI FA

Mini-Imu e Tares, Il Fatto: "I colpevoli del maledetto 24 gennaio"ROMA – Perché dieci milioni di italiani si ritrovano a pagare, tra ogni genere di incertezze, una tassa che era stata abolita?

La risposta, scaturita da una serie di conversazioni con chi si occupò della vicenda, è in breve la seguente: mandante morale del pasticcio è Silvio Berlusconi (che aveva promesso l’abolizione dell’Imu in campagna elettorale), quelli politici sono stati Enrico Letta e Angelino Alfano (per avere il tempo di organizzare la scissione), il braccio parlamentare il ministro Dario Franceschini e il sottosegretario Pier Paolo Baretta. Vittime impotenti, in questo caso, il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni e la tecnostruttura del Tesoro, chiamati a fare figuracce per scelte altrui.

Racconta Marco Palombi sul Fatto Quotidiano:

QUANDO NASCE il 24 gennaio nero del fisco italiano? Semplice: ad agosto. Il governo aveva rinviato il pagamento della prima rata Imu e promesso una riforma della tassazione sugli immobili da realizzarsi entro il 31 agosto. Non ci riuscirà, ma nelle riunioni di quelle settimane estive, racconta una fonte del Tesoro, Saccomanni fece sapere a più riprese che non c’erano le coperture per un’abolizione completa che valeva quasi cinque miliardi. Si arrivò fino al gesto di rottura (8 agosto) di far uscire un documento con nove proposte alternative: “Il ministro sfiorò le dimissioni”, dicono. E i comuni? Racconta Veronica Nicotra, segretario generale dell’Anci: “Noi facemmo presente solo una cosa: i comuni non avrebbero dovuto perderci, anche perché nel 2013 hanno subìto tagli ai trasferimenti per 2,25 miliardi. Enrico Letta, alla fine, accettò l’obbligo della piena compensazione dei comuni, aumenti di aliquota compresi”.

Si arriva così al decreto del 31 agosto che abolisce la prima rata con coperture imbarazzanti tipo la sanatoria sulle slot machine. “A quel punto – dice Enrico Zanetti, esperto fiscale di Scelta civica, commercialista per una vita – era già tutto chiaro: il mix di poco coraggio politico e significativa insipienza tecnica stavano già preparando il 24 gennaio”. In sostanza, era chiaro che le coperture per tutto non si sarebbero trovate. È settembre e il decreto Imu è alla Camera. Prosegue Zanetti: “Presento un emendamento che fa pagare il 30 per cento degli italiani più ricchi ed esenta gli altri risolvendo il problema. Molti deputati sono d’accordo, anche del Pd, a partire dal viceministro Fassina, ma Franceschini e Baretta supplicano Scelta Civica di ritirarlo un minuto prima del voto. Il mio partito cede al ricatto del Pdl: o l’Imu o il governo” (…)

E QUI ARRIVA il patatrac: “Nel frattempo, infatti, i sindaci stavano alzando le aliquote sulle prime case sicuri che sarebbero stati rimborsati dallo Stato – spiega Zanetti – Una scelta un po’ da furbastri”. Insomma, il prezzo per abolire l’Imu continuava a salire. Chiediamo all’Anci: insomma, i sindaci ci hanno un po’ marciato? Risponde Nicotra: “Dalle verifiche che abbiamo fatto non ci risulta e comunque il governo avrebbe anche potuto stabilire fin dal decreto di maggio o in quello di agosto che le aliquote 2013 non si potevano toccare più. Invece non lo ha fatto, anzi: ha spostato al 30 novembre la data per presentare i bilanci”. Tradotto: i sindaci hanno fatto solo quello che il governo gli ha consentito di fare (…)

E la maggiorazione Tares? Questo è un pasticcio combinato da alcuni sindaci: fin da aprile si sapeva che entro il 16 dicembre andava raccolto – per girarlo allo Stato – un miliardo di euro, ma in molti hanno preferito tenere la questione aperta e rinviare tutto all’ultima data utile, cioè oggi. Secondo le regole di Eurostat, infatti, per contabilizzare le entrate sul 2013, questo è l’ultimo giorno utile. Curioso che l’unico a scusarsi, ieri, sia stato Fabrizio Saccomanni.