Ostia, Roma: Capra macellata nel cortile occupato, topi, scarafaggi, no toilette

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Agosto 2014 - 13:23 OLTRE 6 MESI FA
L'articolo del Messaggero

L’articolo del Messaggero

ROMA – Non si svolge tra le macerie di Aleppo o di Gaza la scena della capra macellata in cortile all’aperto, quella descritta da Giulio Mancini sul Messaggero, ma alla periferia di Roma, a Ostia, nel cortile dll’Ostello della gioventù, dove gli ospiti sono

“sotto choc per una capra macellata da occupanti accampati senza servizi igienici”.

Il racconto di Giulio Mancini è da oscar degli horror e dà un’idea del degrado di Roma e dei suoi dintorni nell’era del sindaco Ignazio Marino del Pd e del suo vice Luigi Nieri di Sel:

“Una capra prima allevata nel cortile poi macellata all’aperto. Stendini straboccanti di panni appesi alle finestre. Gente che vive in accampamento senza acqua né servizi igienici. È una vista sull’orrore quella che devono sopportare i turisti che scelgono l’ostello di Ostia per passare le loro vacanze romane.

Litus Roma Hostel è l’unico ostello romano in funzione. Dopo la chiusura del centro del Foro Italico, è il riferimento per le comitive di giovani e per gli estimatori del pernottamento a buon prezzo, in camerata. Si tratta di un centro di proprietà comunale affidato dal 2006 alla gestione di una cooperativa, la ”Verderame”, composta da operatori e operatrici rimasti disoccupati per il fallimento delle compagnie turistiche dove lavoravano”.

Si tratta di una struttura recettiva turistica e alberghiera

“apprezzata e celebrata in tutti i siti di booking online, fino a contare 16mila ospiti l’anno, quella struttura da qualche settimana è ostaggio di un incubo. Un gruppo di stranieri ha occupato uno dei cortili confinanti, sui quali affacciano alcune delle stanze dell’ostello. E da vita a scene da film horror”.

Riferisce la portavoce della cooperativa “Verderame”, Laura Monti:

“Oltre ad accumulare i rifiuti, forte di scarafaggi e di ratti, i signori occupanti allevano anche il bestiame, destinato ai loro banchetti. Sotto gli occhi di tutti, visibili non solo dalle stanze dove alloggiano i nostri clienti ma anche dai marciapiedi del lungomare, hanno macellato una capra e, dopo averla scuoiata, l’hanno cucinata su un falò pestilenziale”.

Molti dei turisti, prosegue Giulio Mancini, inorriditi, hanno abbandonato le loro stanze e il personale dell’ostello ha dovuto faticare a trovare per loro una diversa sistemazione.

Prosegue disperata Laura Monti:

“Abbiamo chiesto ai vigili urbani di fare un’ispezione insieme con l’Ufficio d’igiene. Le persone accampate non dispongono dell’acqua e dei servizi igienici, sono qui da diverse settimane e si può ben immaginare, con questo caldo, l’effetto di degrado e di cattivi odori che si è raggiunto. Abbiamo chiesto aiuto agli uffici capitolini e al Municipio X, magari anche un censimento per capire quante persone vivono in quello spazio, ma non è successo niente”.

L’ostello, completa il quadro Giulio Mancini, 

“con una delle sue ali confina con il cosiddetto Centro Socio Abitativo non solo tollerato ma addirittura riconosciuto dal Comune di Roma da oltre dieci anni (era Veltroni). Autorizzato per cento ospiti, quasi tutti stranieri, è stato teatro di diversi episodi di spaccio e di violenza. A spese del Campidoglio anche l’erogazione elettrica e la fornitura di acqua”.