Umberto I, “promossi senza concorso 1.600 dipendenti”. Così è nato il deficit

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Marzo 2014 - 11:36 OLTRE 6 MESI FA
In 1600 promossi senza concorso: indagine sull’Umberto I

L’entrata dell’ospedale Umberto I a Roma

ROMA – Le assunzioni senza concorso e gli appalti senza gara all’Umberto I finiscono nel mirino della Corte dei Conti.

A far scattare l’indagine dei magistrati contabili è stata una relazione del direttore generale del policlinico romano, Domenico Alessio, che, in 177 pagine, ha elencato le irregolarità gestionali dal 1999 ad oggi.

Un dossier approfondito che dimostrerebbe un ingente danno erariale e che ha spinto la Corte dei Conti a chiedere al manager il nome dei suoi predecessori.

Scrive Rita Cavallaro su Libero:

Nelle pagine sotto la lente dei magistrati Alessio ha ripercorso la storia che avrebbe portato l’Umberto I al deficit. Si va dai quei 1.606 dipendenti promossi senza concorso, in un momento in cui non c’era neppure la copertura finanziaria per stabilizzarli, alle proroghe decennali dei contratti di affidamento dei servizi. Poi le gare d’appalto per pulizie, vigilanza, ristorazione ed energia più volte annunciate e mai eseguite. E ancora l’elenco di tutti imilioni spesi dalla direzione per acquistare farmaci e protesi senza alcun bando. Quindici anni di condotte manageriali che, secondo Alessio, sarebbero la causa dell’ingente buco nelle casse del nosocomio, che dal 2002 a oggi ha un deficit medio di circa cento milioni di euro all’anno. E il direttore generale ha fatto i nomi di quasi tutti i manager che avrebbero contribuito a riportare il Policlinico (già risorto dal fallimento alla fine degli anni ’90 quando diventò azienda ospedaliera) di nuovo nel baratro.

Tra i predecessori sotto accusa ci sono Riccardo Fatarella, Antonio Capparelli, Dino Cosi e Ubaldo Montaguti. Fu proprio Fatarella, scrive Alessio nella relazione, ad assumere i 1.606 dipendenti senza concorso. «Diventato dg della neonata azienda, ratificò la scelta fatta in qualità diamministratore straordinario inquadrando tutto il personale universitario in una qualifica superiore a quella con la quale era stato assunto», si legge. La scelta delle assunzioni si consumò «sulla base della sola dichiarazione di svolgimento di mansioni superiori».

Nessun concorso, dunque. Da un giorno all’altro alcuni medici divennero primari e gli impiegati si trasformarono in dirigenti. Ma non è tutto. Il dg, con un accordo successivo, assegnò «in aggiunta alla retribuzione, un’altra quota variabile, proporzionale alla qualifica di provenienza», spiega Alessio, che dopo aver raccontato i fatti passa ai conti. Perché il peso dell’operazione di assunzione sulle casse dell’Umberto I fu di 3 miliardi di lire all’anno. Soldi che, moltiplicati dal 2000 a oggi, gravano per 21 milioni di euro, ovvero un terzo del deficit annunciato dall’azienda per il 2013.(…)