Vittorio Feltri: “Nuovo centrodestra? Sono un gregge di pecore…”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Novembre 2013 - 10:59 OLTRE 6 MESI FA
vittorio feltri

Vittorio Feltri (LaPresse)

ROMA – “I transfughi del nuovo centrodestra? Si pentiranno presto”. Parola di Vittorio Feltri, intervistato dal Fatto Quotidiano.

Lei però non è molto più tenero: parla di“cortigiani che lavorano per eliminare” il Cavaliere, che godono “a stringere lentamente – molto lentamente – la vite della garrota”.

Ma il tradimento non è una categoria politica. Uno passa di qua e di là in base alla convenienza, più che alle idee. Non dico che sia normale, ma è fisiologico. Mentre è innegabile che siano tanti quelli che devono tutta la loro storia politica a Berlusconi.

Qualche nome?

Inutile fare elenchi, perché ci rientrerebbero quasi tutti. E non poteva che essere così: Forza Italia nacque in tre mesi. Non ci fu molto tempo per selezionare i candidati in base a meriti politici. E un partito improvvisato, si sa, imbarca un po’ di tutto. Salì a bordo un grande gregge.

Quale è la più insolente delle pecore?

Ovviamente Alfano. Mi risulta sia stato nominato dallo stesso Berlusconi segretario del Pdl appena un paio d’anni fa. Anche Schifani pensavo fosse più legato al Cavaliere (…)

Come si spiega allora la furia del Cavaliere contro il capo dello Stato?

Mi fa venire il sospetto che tra i due un accordo ci fosse, ma, ripeto, la prova non ce l’ho.

Ma secondo lei i transfughi del Nuovo Centrodestra si sono salvati o autodistrutti?

Il rischio che questa scelta gli si ritorca contro è molto concreto. Ho la sensazione che aver rotto il partito nel momento in cui il leader viene emarginato sia una pazzia. Perché Berlusconi non solo esce dal Senato, ma tra qualche mese dovrà pure scontare una pena detentiva. È destinato a rimanere fuori dall’agone politico. E se la risposta alla perdita del capo è quella di sfasciare del tutto il partito, la considero folle.

Quindi Formigoni, Lupi, Alfano e gli altri evaporeranno alla prossima alba?

Se ne sono andati per appoggiare un esecutivo immobile, e l’hanno fatto non tanto in difesa del centrodestra, ma dei privilegi conquistati grazie a questo governo. La possibilità che presto si pentano è molto concreta, e non certo per questioni morali, ma perché un partito compatto, unito, e intenzionato a dar battaglia in campagna elettorale poteva avere un peso. Ora questi qui sono solo una compagnia allo sbando