Vittorio Feltri sul Giornale: “Non facciamoci impressionare dai seni al vento”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Agosto 2014 - 15:03 OLTRE 6 MESI FA
Vittorio Feltri sul Giornale: "Non facciamoci impressionare dai seni al vento"

Vittorio Feltri sul Giornale: “Non facciamoci impressionare dai seni al vento”

ROMA – Vittorio Feltri in un suo editoriale su Il Giornale, interviene sulla polemica scaturita dalle foto del ministro dell’Istruzione Stefania Giannini in topless al mare. Nel suo articolo dal titolo “Non facciamoci impressionare dai seni al vento”, Feltri scrive:

Esporsi al sole a seno nudo, su un lettino collocato in spiaggia, non sappiamo se sia una Scelta civica, ma sappiamo che non è scandalosa, almeno di questi tempi. In ogni caso Stefania Giannini, ministro della Pubblica istruzione, l’ha fatto in piena liberta e noi non abbiamo nulla in contrario, non essendo ostili all’esibizione – in luoghi acconci – del corpo, specialmente quello femminile. Un minimo di educazione estetica ci impone però di sottolineare un particolare imprescindibile: una signora che sfoderi le mammelle sotto l’ombrellone non suscita in noi – ripetiamo – un sentimento di riprovazione; questo mai. Tuttavia osiamo esprimere un parere: per mostrar le tette chiare bisogna che esse abbiano i requisiti necessari a stimolare l’ammirazione di chi eventualmente le guardi.

Esemplifico. Due seni turgidi, che di solito appartengono a una ragazza in fiore, fanno bella figura, e coloro che li guardano provano piacere e talvolta addirittura tenerezza. Se invece tali seni, causa l’età e il mancato intervento chirurgico, oggi assai diffuso, si presentano tristemente vizzi ovvero cadenti, allora abbiamo qualche riserva a esprimere apprezzamenti positivi. Non lo diciamo perché animati da velleità di tardivi conquistatori. Siamo consapevoli di essere immuni da tentazioni e ben avviati lungo il viale del tramonto: semplicemente l’occhio, per quanto presbite, vuole la sua parte.

Gentile signora, almeno sul piano oftalmico abbiamo ancora diritto a qualche soddisfazione. Intendiamoci, se una cinquantenne desidera per sé un’abbronzatura integrale, non ci opponiamo: agisca come le pare, si tolga pure il pezzo superiore del bikini, a suo rischio. Ella non si stupisca se qualche bacchettone o baciapile, o come diavolo lo voglia chiamare, si permette di censurarla, o peggio, di ironizzare con un linguaggio volgare sulla sua femminilità appassita. Attenzione. È vero che i maschi sono impietosi se si tratta di giudicare la siluetta di una donna, e pronti a lanciare battute di cattivo gusto; ma è altrettanto vero che le femmine, nei confronti delle loro simili, sono ancora più impietose e non risparmiano critiche alle coetanee biotte non in perfetta forma. Inoltre, se si discute di tette del governo, quali sono quelle della ministra Giannini, c’è da aspettarsi dalle dame commenti maligni, sferzanti e sgraziati nel lessico e nella sostanza.

Entrando nello specifico, non ce la sentiamo di sbeffeggiare Stefania Giannini per l’ostentazione del suo gradevole busto, tutt’altro che sfinito. Amichevolmente però le raccomandiamo di stare alla larga dai fotografi perché faranno di tutto per ritrarla maliziosamente in posizioni tali da non esaltare le sue curve, bensì di avvilirle e di offrirle al pubblico in modo da scatenare valutazioni poco lusinghiere. Questo è il punto. L’obiettivo da colpire, per i media, non sono le tette di una signora desiderosa di acquisire una tintarella migliorativa, ma tette ministeriali nelle quali si identifica l’immagine di Matteo Renzi, incantatore di serpenti, vipere e rettili vari, lucertole comprese.

Quindi, cara signora, lei deve tenere conto che il suo torace non è quello di una personcina qualunque del quale si può dire che è bello o brutto – de gustibus – ma è un torace istituzionale, che non attira soltanto sguardi più o meno malandrini, ma anche sbirciate ideologiche, politiche e perfino denigratorie, finalizzate a sminuire l’autorevolezza dell’esecutivo. Ci vuol pazienza. Tra l’altro, il topless in Italia ha sempre sollevato polemiche vescovili. Rammento che sul declinare degli anni Cinquanta e all’inizio dei Sessanta, al primo apparire del monopezzo sui litorali all’epoca di moda, i giornali (la tivù allora taceva e oscurava) riportarono le reazioni isteriche dei benpensanti inorriditi davanti allo spettacolo inedito dei capezzoli scoperti, quasi che fossero le pupille del diavolo.

Da allora ci siamo un pizzico evoluti, ma solo un pizzico. Mi torna in mente lo schiaffo rifilato da Oscar Luigi Scalfaro a una gentildonna, rea di aver portato una scollatura pronunciata. Viene da ridere a rievocare quell’episodio. Eppure oggi, egregia ministra, constato che le sue tette al vento provocano ancora sbigottimento e turbamento in parecchia gente che poi nella vita, magari, ne combina di tutti i colori. La nostra opinione non è forse importante. Ma insistiamo nel dirle che per noi il seno è come un ginocchio: entrambi ci lasciano indifferenti finché non ci accorgiamo di esserne innamorati.