Alzheimer, entro 10 anni sarà gestibile come l’HIV
Pubblicato il 9 Marzo 2018 - 06:46 OLTRE 6 MESI FA
NEW YORK – Entro dieci anni l’Alzheimer sarà gestibile al pari dell’HIV: è quanto sostengono due scienziati premio Nobel.
Secondo il prof. Michel Goedert, della Cambridge University, coinvolto nella scoperta sull’importanza delle placche proteiche nell’insorgenza del morbo di Alzheimer, in futuro si mirerà a prevenire i sintomi, ancor prima che si sviluppi la patologia e aggiunto:”L’Alzheimer diventerà simile all’HIV: è ancora presente ma, grazie ai farmaci, è contenuto o ridotto. Non sarà più un grosso problema”.
Negli Stati Uniti l’ Alzheimer colpisce circa 5,5 milioni di persone e nel Regno Unito 850.000. La maggior parte dei malati, dopo la diagnosi, vive soltanto da otto a dieci anni.
Goedert ritiene che i farmaci per l’Alzheimer spesso falliscano l’obbiettivo poiché assunti in ritardo rispetto alla progressione della malattia.
Bart De Strooper dell’University College London, che con Goedert condivide i quattro milioni di euro del premio Nobel, ha aggiunto: “Gli errori che abbiamo commesso sono le prove che il trattamento è stato prescritto in ritardo. È come prendere una statina per fermare un infarto. Ma al contrario degli inizi della ricerca, ora sappiamo molto della patologia e tra 10 anni il quadro sarà completamente diverso”.
I due scienziati sono stati accreditati dagli organizzatori del premio Nobel per aver cambiato l’approccio dei medici rispetto all’Alzheimer e altri disturbi cerebrali legati all’età.
Anders Bjorklund, presidente del comitato di selezione del Brain Prize della Fondazione Lundbeck, ha dichiarato:”I due eminenti scienziati sono stati premiati per le scoperte fondamentali che rivelano le cause genetiche e molecolari della malattia e danno una base agli attuali tentativi di diagnosticare, trattare e possibilmente prevenire le malattie neurodegenerative del cervello”.
Per quanto riguarda l’HIV, nel 1996 è stato scoperto che un mix di farmaci possa impedire la diffusione e di replicarsi. Ciò consente al sistema immunitario di guarire e combattere malattie opportunistiche, come la polmonite.
La scoperta impedisce alle persone affette da HIV di sviluppare l’AIDS, che avviene quando il sistema immunitario è talmente compromesso da non poter combattere le malattie.
I pazienti a cui viene diagnosticato il virus, ora assumono una singola compressa al giorno, che contiene più farmaci, ed è una cura a vita.
Dal 2012, la Food and Drug Administration (FDA) ha concesso una licenza per la profilassi pre-esposizione (PrEP), ossia l’assunzione di farmaci antiretrovirali da parte di persone sieronegative per prevenire l’infezione da HIV, uno strumento di prevenzione nel caso di comportamenti ad alto rischio o in presenza di un partner affetto dal virus.
La ricerca sull’Alzheimer ha indicato che gli interventi chirurgici cerebrali potrebbero scatenare il morbo.
Le proteine beta amiloidi, precedentemente associate alla condizione, nel corso dell’intervento potrebbero essere trasmesse con strumenti chirurgici scarsamente puliti, secondo lo studio dell’University College London. Dopo aver analizzato quattro persone tra i 30 e i 57 anni con emorragie cerebrali causate dall’accumulo di placche dell’amiloide, i ricercatori hanno scoperto che tutti, quando erano più giovani, erano stati sottoposti a a chirurgia cerebrale.
Ciò potrebbe spiegare perché la proteina beta amiloide, che normalmente colpisce solo le persone di età superiore a 65 anni, si sia accumulata nei pazienti più giovani, aggiungono gli scienziati. I ricercatori aggiungono, tuttavia, che l’accumulo di proteine beta amiloidi non indica necessariamente il morbo di Alzheimer, nessuno dei partecipanti allo studio ha mostrato segni di demenza precoce.