Trapianto di testa si può: primo Frankestein nel 2017. Parola di Sergio Canavero

di redazione Blitz
Pubblicato il 26 Febbraio 2015 - 16:16 OLTRE 6 MESI FA
Trapianto di testa si può: il primo Frankestein nel 2017

Sergio Canavero

ROMA – Dopo il primo trapianto di bacino a molti il passo verso un Frankestein in carne ed ossa è parso breve. Al punto che tra due anni sarà già possibile fare il primo trapianto completo di corpo al mondo. O di testa, a seconda dei punti di vista. E anche questa volta sarà ad opera di un italiano, il Dott. Sergio Canavero, direttore del Gruppo avanzato di neuromodulazione di Torino. La sua tecnica, ha spiegato il neurochirurgo alla rivista New Scientist, potrà salvare la vita a migliaia di persone colpite dal cancro o rese disabili da malattie nervose e muscolari. Ma dalla comunità scientifica lo scetticismo è d’obbligo: c’è chi lo crede un genio visionario, e chi un pazzo come il medico uscito dalla penna di Mary Schelly.

Canavero però è convinto che i principali ostacoli che hanno sinora impedito l’esecuzione del trapianto di testa, come la fusione della spina dorsale e il possibile rigetto, sono ora superabili grazie agli avanzamenti della medicina. Il progetto potrebbe dunque essere portato a termine nel 2017. E  lui ne parlerà alla Conferenza annuale dell’American Academy of Neurological and Orthopaedic Surgeons, in programma ad Annapolis (Maryland, Usa) a giugno.

L’operazione fu effettuata per la prima volta nel 1970 negli Usa su una scimmia, con un limitato grado di successo: l’animale non poteva muoversi e visse solo nove giorni, finché la testa non fu rigettata. Canavero afferma:

“Penso che ora siamo arrivati a un punto in cui gli aspetti tecnici sono tutti fattibili. Se la società non lo vuole, io non lo farò. Ma se questo accadrà negli Stati Uniti o in Europa, non significa che non potrà essere fatto da qualche altra parte”.

A febbraio, il controverso chirurgo ha pubblicato su Surgical Neurology International una sintesi della tecnica che, è convinto, permetterà ai medici di innestare una testa su un nuovo corpo. Il sistema prevede il congelamento della testa del destinatario e della salma del donatore per estendere la sopravvivenza delle cellule senza ossigeno. Il tessuto intorno al collo viene poi sezionato e i principali vasi sanguigni collegati con piccoli tubi. La testa viene poi spostata sul corpo del donatore e le due estremità del midollo spinale (simili a fasce di spaghetti) vengono fuse insieme .

Per raggiungere questo obiettivo, il più difficile, Canavero intende lavare la zona con una sostanza chimica chiamata polietilenglicole, e poi iniettarla. Proprio come l’acqua calda tiene insieme gli spaghetti secchi, il polietilenglicole incoraggia la fusione del grasso nelle membrane cellulari. Il paziente verrebbe poi mantenuto in coma per tre o quattro settimane, per impedire il movimento. Elettrodi impiantati nel corpo fornirebbero una regolare la stimolazione elettrica del midollo spinale, perché la ricerca suggerisce che questo può rafforzare le nuove connessioni nervose. Quando il paziente si sveglierà, Canavero prevede che sarebbe in grado di muoversi, sentire il proprio volto e parlare. Con regolare e intensa fisioterapia la persona potrebbe camminare di nuovo entro un anno. E già diverse persone si sono offerte come cavie.

E la prospettiva di rigetto del tessuto alieno? Per William Mathews, presidente della Academy of Neurological and Orthopaedic Surgeons, questo non sarebbe un grande problema, perché possiamo usare farmaci che oggi rendono la risposta immunitaria gestibile. “Il sistema che abbiamo per prevenire il rigetto è ben definito”, assicura. Canavero non è il solo a indagare la fattibilità di questo tipo di trapianto, ricorda il New Scientist. Xiao-Ping Ren, della Harbin Medical University in Cina, di recente ha dimostrato che è possibile eseguire un trapianto di testa di base in un topo e tenterà di replicare il protocollo di Canavero nei prossimi mesi su topi e scimmie.