Agnelli: “Ho ricostruito la Juve, ora vinciamo ancora. Prenderemo top player”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Dicembre 2012 - 11:10 OLTRE 6 MESI FA
Andrea Agnelli (LaPresse)

MILANO – Andrea Agnelli, presidente della Juventus, in vista della ripresa di gennaio già guarda al mercato e pensa alla pianificazione del nuovo anno. Agnelli, in esclusiva ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, ha parlato, in una lunga intervista, dei temi più svariati, dal calciomercato a Calciopoli, passando per la Champions e i progetti futuri della società bianconera.

“La Juve ha ucciso il campionato? Non è così. Il campionato è deciso quando lo dice la matematica. Mancano 20 partite e non abbiamo ucciso un bel niente. Il nostro è un lavoro di gruppo, non c’è singolo che possa fare la differenza da solo. Certo, uno dei nomi è indubbiamente quello di Conte. Ma anche lui non sarebbe stato così importante senza la squadra”.

Agnelli apre il capitolo legato al calciomercato: “Drogba regalo di Natale? Preferisco parlare degli uomini che abbiamo. La Juve ha il miglior attacco e la miglior difesa. E uno staff che se ci saranno da cogliere delle opportunità, non se le farà sfuggire. Gennaio è inflazionato da opportunità solo relative. Le spese importanti si fanno d’estate. Valuteremo il da farsi”.

Il numero uno bianconero apre ai grandi acquisti: “Arriverà senz’altro il momento in cui prenderemo giocatori da 35-40 milioni. Ma non è un giorno che arriva dall’oggi al domani per magia. Ci vuole la giusta gradualità”.

Questa è una società il cui fatturato è oggi di 215 milioni di euro e l’anno prossimo faremo il nuovo record. Ma occorre raggiungere un fatturato stabile di almeno 300-350 milioni di euro per mettersi al passo. Barça, Real e Manchester United fatturano mediamente 450-500 milioni, il Bayern 350, il Psg è diverso, un’anomalia legata ai suoi investitori arabi”.

Per Agnelli, poi, non sempre i soldi spesi sono direttamente proporzionali agli affari fatti. “Occorre aumentare le capacità di fuoco della società, ma tutti quanti dobbiamo capire che non sempre il grande investimento è quello che fa fare il salto. I migliori affari dell’attuale Juve sono stati Barzagli, Pirlo e Pogba, che sono costati in tutto 300mila euro”.

Agnelli ricorda quanto fatto dal suo arrivo in società. “Quando sono arrivato alla Juve, due anni e mezzo fa, ho trovato una società sostanzialmente apatica, che accettava i risultati che arrivavano e, stadio a parte, non pensava al rinnovamento. Già si diceva che sarebbe stato necessario ‘cambiare il mondo’, sì, ma prima dovevamo cambiare noi. E’ da lì che siamo partiti e per ritenerci “arrivati” abbiamo ancora da realizzare due cose: la cittadella Juve di Continassa, un’operazione di 340 milioni di euro tra investimenti diretti e indiretti; e l’allineamento del valore della maglia ai livelli dei competitor europei”.

Capitolo Calciopoli: “Mi sembra che di sentenza in sentenza paradossalmente Giraudo e Moggi siano rimasti i soli colpevoli. I mille che c’erano prima non ci sono più. – ha ironizzato – Comunque il ricorso per danni contro la Federcalcio, presentato al Tar del Lazio, va avanti. Io credo che la Federazione abbia avuto tutti gli strumenti per decidere sulla questione Inter. Decidendo di non decidere è andata incontro a questa situazione. Con i nerazzurri la rivalità storica sarà sempre viva”.

Agnelli pensa anche a una riforma della giustizia sportiva. “Un conto è la responsabilità diretta, per cui chi sbaglia è giusto che paghi, come la società per cui è tesserato. Diverso è il discorso sulla responsabilità oggettiva. – ha osservato Agnelli – Paghiamo per il comportamento di certi tifosi e questo è già sbagliato. Ma soprattutto paghiamo o rischiamo di farlo per il comportamento dei tesserati, addirittura per quelli che il presunto reato sportivo lo hanno commesso in un’altra società. E dai giocatori “infedeli” come ci difendiamo? Pedinandoli? Non mi pare il caso”.

“Molte cose non funzionano: – ha aggiunto – il principio dell’omessa denuncia, strumento come minimo discutibile, che per giunta rappresenta un limite alle indagini dei p.m. per le ricadute che ci sono sulla giustizia sportiva. Un tesserato non parla perché sa che questo gli costerà la squalifica, è ovvio”.

Ricollegandosi a questo, arriva un attacco frontale di Agnelli al presidente federale Abete. “La Nazionale che va in finale all’Europeo non vuol dire che il calcio sta bene e la federazione funziona. Se gareggiamo per ottenere gli Europei e veniamo bocciati, quello è un fallimento. Se gli stadi continuano a non esserci, quello è un fallimento. E chi è deputato a questo cose? – si è chiesto – Moratti, Galliani, Agnelli, o chi governa il calcio? Chi non ha operato, le società o le istituzioni?”.

Uno sguardo, infine, agli obiettivi della prossima stagione per la Juventus. “Dobbiamo continuare a vincere, sempre. La cosa più importante oggi è ripetersi in Italia. La Champions ci permette di sognare, e ci piace sognare. Ce la possiamo giocare con tutti, fino in fondo”.