Bomba sui nuovi stadi: il disegno di legge è anticostituzionale

Pubblicato il 21 Novembre 2009 - 23:42 OLTRE 6 MESI FA

Di Marco Liguori

Il disegno di legge sugli stadi è incostituzionale.

Questo aspetto poco noto, ma incredibile è emerso durante i lavori del convegno “I bilanci delle società di calcio quotate:

governance, tutela dei risparmiatori e degli stakeholders” tenutosi ieri a Roma, organizzato da Federprofessional e Criteria ricerche.

Secondo l’avvocato Massimo Rossetti la parte della nuova normativa, approvata lo scorso 7 ottobre dalla Commissione cultura del Senato in sede deliberante, riguarda quella del governo del territorio dove dovrebbero essere costruiti i nuovi impianti insieme ai “complessi multifunzionali” ossia insediamenti residenziali o direzionali.

«Questa materia – ribadisce a “il pallone in confusione” l’avvocato Rossetti – spetta secondo la Costituzione alle Regioni: è previsto all’articolo 117, salvo che per la determinazione di principi fondamentali riservata alla legislazione statale.

Nel momento in cui le associazioni ambientaliste portassero la questione in tribunale, sollevandone la sua incostituzionalità, la Corte Costituzionale impiegherebbe pochi minuti a rilevarla».

La stessa Consulta ha chiaramente spiegato in una sentenza del giugno 2004 cosa si intende per governo del territorio:

«tutto ciò che attiene all’uso del territorio e alla localizzazione di impianti ed attività».

In questo concetto rientra anche la costruzione dei nuovi impianti e del corollario dei tanto auspicati ed agognati centri commerciali.

Per disinnescare il potenziale rischio “bomba” di incostituzionalità del testo di legge, la Camera sembrerebbe orientata a una modifica sostanziale della parte relativa ai nuovi impianti.

«Credo che molto probabilmente ci sarà una resipiscenza da parte dei deputati» afferma Rossetti.

Invece, c’è una parte poco conosciuta del ddl riguardante la ristrutturazione e la privatizzazione degli stadi esistenti.

«Una parte importante del provvedimento di legge – prosegue Rossetti a “il pallone in confusione” – è incentrata sulla possibilità per i Comuni di cedere alle società calcistiche i diritti reali di proprietà e di superficie degli impianti: questi ultimi per un periodo non inferiore a 50 anni.

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