Calciopoli, finalmente Cellino: “Sorteggi pilotati”

Pubblicato il 22 Dicembre 2009 - 19:21 OLTRE 6 MESI FA

Al processo Calciopoli tiene banco il presidente del Cagliari Massimo Cellino, che arriva accompagnato dai carabinieri perché per tre volte non si è presentato in tribunale in qualità di testimone.

Rispondendo alle domande dei pm Stefano Capuano e Giuseppe Narducci, Cellino si è soffermato sui presunti torti subiti nei campionati scorsi dal Cagliari ed ha parlato di condizionamenti da parte della Gea, la società di procuratori che avrebbe fatto capo all’ex dg della Juve Luciano Moggi. Ma ha precisato che queste notizie non gli risultavano da conoscenze dirette, bensì da quanto si sentiva dire negli ambienti calcistici.

Su un punto è apparso invece categorico: le designazioni arbitrali. «Sì, c’era il sorteggio e si è visto anche che sorteggio c’era». È infatti convinto che «il sorteggio era pilotato».

Le domande hanno riguardato partite del 2004-05, a cominciare da Messina-Venezia per la promozione in A. Seguì l’incontro in qualità di presidente della Lega B. La designazione dell’arbitro Palanca ai dirigenti del Venezia «parve un po’ strana», ricorda Cellino per il quale l’arbitraggio non fu dei migliori.

Fiorentina-Cagliari, arbitro Gabriele, che prima della partita gli avrebbe detto: «Se sei nervoso adesso, pensa poi…». Cellino: «Ci fu un arbitraggio scandaloso. Alla fine in tribuna, dove c’erano il figlio di Lippi e i Della Valle, gridai “complimenti alla Gea World!”».

Non ricorda una telefonata di Moggi l’indomani: «Luciano queste cose non le fa, quella frase in tribuna potevo evitarla». Reggina-Cagliari 3-2, l’indisposizione di Rosetti determinò la designazione di De Santis.

Perchè – come emerge in una telefonata – era preoccupato per la designazione di De Santis? «Perchè è un arbitro al quale non sono simpatico. Non avevo fiducia in lui. Negli spogliatoi De Santis mi disse che avrei fatto meglio a star zitto su Palanca. Io cercai di giustificarmi». Cellino ha parlato di «arbitraggio allucinante» ai danni del Cagliari.

Il pm ha citato la telefonata l’indomani tra Cellino e Ghirelli durante la quale il il primo dice che «Moggi faceva l’occhiolino a tutti gli arbitri» ed adopera espressioni pesanti contro l’arbitro. Cellino oggi ha corretto il tiro, spiegando che quello era solo «uno sfogo dopo una partita». Nella telefonata Cellino afferma: «Sappiamo benissimo di che colore è la Reggina». Perchè?, chiede il pm. Cellino: «Si diceva vicina a Luciano Moggi, se ho detto queste cose è perchè le sentivo dire. Oggi non le direi più».

Nella intercettazione Cellino dice di De Santis: «Che vada ad arbitrare la Juve e non rompa i c… la Juve vincerà il campionato». Perchè parla della Juve?, domandano i pm. Cellino: «Che devo dire? Moggi era il direttore della Juve… era uno sfogo, c’era la certezza di non essere sentiti».

Altra contestazione del pm: cosa significa l’espressione «Roma Uno è tifosa delle Juve?». E il presidente del Cagliari: «Roma Uno è una sezione arbitrale. Mi riferivo a Gabriele, Palanca e De Santis. Sono impuniti, arbitrano male. Ma non avevo prove e non potevo denunciare. Mi sfogavo».

Cagliari-Juve del 2004. L’atteggiamento dell’arbitro Racalbuto, secondo Cellino, fu ostile ai suoi giocatori. In una telefonata Cellino disse «Bisogna mandare a casa 6-7 arbitri» ma oggi ha precisato che le sue furono «solo sensazioni».

Milan-Cagliari 1-0 arbitrata da Tombolini. Per Cellino Tombolini arbitrò molto bene anche se il gol dei rossoneri era viziato da un fallo di partenza. A fine partita negli spogliatoi parlò con Tombolini: «Era disperato, mi disse: mi raccomando dillo a Luciano che ho arbitrato bene».

Quella vittoria determinò l’aggancio del Milan alla Juve. «A questo ci pensai solo un mese dopo», ha dichiarato Cellino.

Cellino ha anche confermato di aver fatto parte di una cordata, capeggiata dal dirigente della Fiorentina Andrea Della Valle, per scalzare Franco Carraro dai vertici della Figc. La Fiorentina finì nei bassifondi della classifica e Della Valle si tirò indietro, ha ricordato Cellino, che però non ha saputo descrivere le regioni di questo dietrofront del dirigente viola. Alla fine dell’udienza Moggi ha rilasciato una dichiarazione spontanea. «Questo è un processo sui ‘si dicè e per questi ‘si dicè sono imputato».

E sui presunti rapporti con il Messina. «Si è detto che la Juve vendeva calciatori al Messina in cambio di favori arbitrali. Ma i giocatori sono andati tutti al Messina a titolo gratuito e con premi per la loro valorizzazione».