Dakar, Zacchetti e Picco, al traguardo dopo 8 mila km in moto nel deserto in Arabia Saudita. Senza assistenza

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 18 Gennaio 2021 - 11:37 OLTRE 6 MESI FA
Dakar, Cesare Zacchetti (nella foto) e Franco Picco, al traguardo dopo 8 mila km in moto nel deserto in Arabia Saudita

Dakar, Cesare Zacchetti (nella foto) e Franco Picco, al traguardo dopo 8 mila km in moto nel deserto in Arabia Saudita

Dakar, quasi 8.000 km senza assistenza tecnica. Impresa di Cesare Zacchetti e Franco Picco. Leoni italiani nel deserto dell’Arabia Saudita. Corridori di giorno, meccanici di notte. Così per 12 tappe. Nel rally più massacrante del mondo.Il più prestigioso, il più rischioso: 76 morti in 43 edizioni. L’ultimo è deceduto l’altro giorno, il francese Pierre Cherpin, 52 anni. L’ennesima caduta. Una impresa da leggenda: 7.642 km. in sella a una moto, senza assistenza tecnica. Su un percorso infernale, letti di fiumi e ghiaia, attraverso il “Quarto Vuoto”,  cioè il deserto più grande del mondo. Eppure c’è l’hanno fatta.

Zacchetti e Picco sono arrivati al traguardo della Dakar a Jeddah (Arabia Saudita, sponda Mar Rosso). Hanno anche pianto. Il loro sogno si era avverato.

Sono il torinese Cesare Zacchetti ed il vicentino Franco Picco. Amatore di lungo corso il primo (corre dall’età di 15 anni), uno specialista di rally il secondo. Zacchetti, 52 anni, ha vinto la sfida tricolore con una KTM, piazzandosi  al 38esimo posto; Franco Picco, 65 anni – ammesso alla gara con molta resistenza da parte degli organizzatori francesi – ha chiuso 43esimo e si è messo a piangere. Ricordando la sua prima partecipazione alla Dakar del 1985 (su Yamaha) e arrivando terzo assoluto nelle moto.  

E poi due volte secondo: nel 1988 dietro a Edi Orioli ( quattro Dakar vinte )e nel 1989 alle spalle di Gilles Lalay, leggendario pilota francese morto in Congo proprio nella Dakar  1992. Cesare e Franco sono due leoni. Facile vederli ancora in gara. Quest’anno Zacchetti è caduto due volte rischiando il ritiro; Picco  durante il trasferimento prima della decima tappa, si è perso ed ha fatto 40 km. a vuoto. In gara c’erano nove italiani al via. Ma solo loro due hanno tagliato il traguardo.

DUE VINCITORI: UN FRANCESE (AUTO) E UN ARGENTINO  (MOTO)

Una leggenda e un montanaro. Sono i vincitori della prima Dakar in Arabia Saudita. Stephane Peterhansel ha vinto in auto per la 14esima volta la Dakar (sei in moto, otto in auto). È una leggenda. Nel suo palmares anche due titoli mondiali enduro (1997, 2001). Kevin Benavides è un argentino di Salta (siamo ai piedi della cordigliera delle Ande), classe 1989. Ha battuto con la sua Honda il compagno di squadra Ricky Brabec, californiano di San Bernardino. La casa giapponese centra una doppietta che mancava dal 1987 (Cyril Neveu e Edi Orioli).

ORGANIZZAZIONE MONSTRE CON 18 AEREI PER I TRASPORTI

La Dakar è un colosso organizzativo francese della A.S.O., filiale del Gruppo Amaury, il gruppo che è (anche) il proprietario dell’Equipe. Organizza 99 eventi sportivi all’anno tra cui il Tour de France. Opera in 25 Paesi. Quest’anno si è superata con numeri da primato: 18 aerei per un trasporto sicuro (in tempi di pandemia). Mobilitate 2.000 persone con 555 concorrenti al via di cui 144 debuttanti, 321 veicoli, 42 camion. Alla partenza 129 tra moto e quad. Il rally tornerà ancora in Arabia Saudita. Con Europa, Africa, Sudamerica (2009-2019) l’A.S.O. ha chiuso. Il Covid fa paura, i petrodollari no.