Ivan Ruggeri è morto: è stato presidente dell’Atalanta

Pubblicato il 6 Aprile 2013 - 12:09| Aggiornato il 18 Dicembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

BERGAMO – Ivan Ruggeri si è spento nelle prime ore della mattinata dopo una lunghissima agonia iniziata il 16 gennaio del 2008, quando fu colpito da emorragia cerebrale mentre si recava al centro sportivo dell’Atalanta a Zingonia.

Non si era più ripreso, rimanendo in stato vegetativo. Ruggeri lascia la moglie Daniela e i figli Francesca e Alessandro, che gli erano subentrati nella gestione del club prima di passare la mano ai Percassi.

Ruggeri è stato presidente dal 1994 al 2008, ma in societa’ era entrato fin dal 1977 con la carica di consigliere di amministrazione. Sotto la sua guida l’Atalanta ha ottenuto quattro promozioni in serie A, ottenendo diverse soddisfazioni e lanciando moltissimi giovani nel calcio che conta.

Di carattere schietto, aveva un rapporto contrastato con la tifoseria, con cui si era scontrato più volte. Dopo gli incidenti di Atalanta-Milan dell’11 novembre 2007, scoppiati dopo la morte del tifoso laziale Gabriele Sandri, decise di chiudere la curva nord e obbligò anche la squadra a prendere le distanze dagli ultras violenti. Una fermezza che era stata apprezzata dalla città.

Gli ultras avevano poi comunque manifestato solidarietà  verso il suo dramma, riconoscendogli impegno e attaccamento al club. Industriale nel settore della plastica, era stato in gioventù un ciclista dilettante.

Una passione condivisa con il basket: era stato vicepresidente della Binova, unica squadra di Bergamo mai salita in A1.

Ruggeri era molto conosciuto e stimato anche in Lega Calcio, dove aveva combattuto importanti battaglie sul fronte della tutela dei vivai e dei diritti televisivi. Era stato lui a chiamare a Bergamo per la prima volta Stefano Colantuono, attuale allenatore dei bergamaschi.