Nba. Dalla panchina a stella dei Knicks: “Linmania” scoppia a New York

Pubblicato il 16 Febbraio 2012 - 09:08 OLTRE 6 MESI FA

WASHINGTON – I suoi tifosi, fuori dal Madison Square Garden, mostrano cartelli con su scritto ‘Linderella Story’, paragonando la sua storia alla favola di Cenerentola. Da giorni i media parlano di ‘Linsanity’, la malattia che prende i suoi fans, ma che ha colpito anche il primo tifoso d’America, Barack Obama. Quello che e’ certo e’ che Jeremy Lin, un giovane di 1,90 classe 1988, sta facendo miracoli, trascinando i Knicks di New York a una serie di 6 vittorie esaltanti.

L’ultimo exploit, martedi’ sera, quando dopo 27 punti e 11 assist, ha battuto i Raptors di Toronto con una bomba da tre a un secondo dalla fine. A quel punto la febbre e’ esplosa incontenibile. ‘Lincredible’, meno di un mese fa giocava in terza divisione. Poi, per sopperire ad alcuni infortuni, la squadra di Mike D’Antoni lo ha richiamato.

E lui, dalla prima partita del 28 gennaio, ha sbalordito tutti con prestazioni da record. Nato a Palo Alto, California, da una famiglia di emigranti di Taiwan, per inciso alti ambedue 1,65, questo ragazzo laureato ad Harvard dagli occhi a mandorla e’ il primo americano-taiwanese a giocare nella Nba. E ormai e’ un fenomeno, non solo sportivo, ma anche economico.

Meno di due settimane fa per comprare un biglietto per i Knicks bastavano 270 dollari, ora almeno il doppio. E c’e’ chi ha creato il neologismo ‘Linflation’. I diritti tv delle partite del suo team sono aumentati del 70%, la sua maglietta numero 17 e’ la piu’ venduta on-line sul sito della Nba.

Ed e’ solo l’inizio: la Nike ha gia’ annunciato una campagna tutta su di lui, e attorno alla ‘Linsanity’ si calcola che crescera’ un business di merchandising e diritti tv internazionali, tra Stati Uniti e Asia, di molte centinaia di milioni di dollari.

Il suo incredibile successo sta pero’ provocando anche qualche polemica a sfondo razziale. Il basket e’ uno sport nero per eccellenza. E il fatto che un orientale tolga la scena agli afro-americani comincia a dar fastidio.

Floyd Mayweather, campione mondiale dei pesi massimi, ha detto bello chiaro su Twitter quello che pensano in molti: ”Lin e’ un buon giocatore, ma tutta questa montatura e’ perche’ e’ asiatico. I giocatori neri fanno lo stesso ogni sera e non scoppiano tutte queste lodi”.

Frasi dure, probabilmente ingenerose, che hanno scatenato polemiche a non finire. Il Washington Post sembra non dargli troppo peso e titola: ”Lin e la razza: la bigotteria nello sport non e’ niente di nuovo”.