Paolo Scaroni, ultras Brescia, a Le Iene: “Ridotto in fin di vita dalla Polizia”

di Filippo Limoncelli
Pubblicato il 30 Ottobre 2013 - 10:26 OLTRE 6 MESI FA
paolo scaroni le iene

Il servizio de Le Iene su Paolo Scaroni

BRESCIA – Matteo Viviani de Le Iene racconta la storia di Paolo Scaroni, un tifoso del Brescia ridotto in fin di vita da alcuni poliziotti al termine della partita Verona-Brescia del 2005.

“Subito dopo il coma ero sballatissimo in testa, come se mi fossi addormentato la sera e svegliato la mattina. Ho cancellato tutta l’adolescenza e la post-adolescenza è andata persa per sempre. Un buco nero di 20 anni”. Così Scaroni, oggi invalido al 100%, racconta quando, durante gli scontri tra tifosi bresciani e forze dell’ordine alla stazione di Verona, venne ridotto in fin di vita da alcuni agenti e ricoverato in ospedale.

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Una teoria, quella della violenza gratuita, confermata anche dalla sentenza dei giudici, dove si legge: “Deflagra all’improvviso una vera e propria carica con uso massiccio anche di manganelli da parte delle forze dell’ordine. Il ricorso dell’uso alla forza non è ordinato nè autorizzato dal responsabile dell’ordine pubblico presente. In quel frangente vengono anche lanciati alcuni lacrimogeni con una scelta del tutto dissennata e totalmente controproducente rispetto all’obiettivo di tutela dell’ordine pubblico tanto che è stato necessario constatare come le forze dell’ordine siano diventate esse stesse un fattore di disordine”.

“C’è chi aveva sangue, chi era stato manganellato, io li ho visti. Non se lo sono fatti da soli”, racconta Monica, anche lei colpita dalla carica della polizia, e che ha riportato ematomi al seno e alle braccia. Paolo giura di non aver per nulla aggredito, o provato ad aggredire, le forze dell’ordine: “Ma che aggredito, come fai ad aggredire una persona con casco, manganello e scudo in braccio… è una lotta impari. Una cosa che dico sempre io è questa: anche ammesso e non concesso che sia stato io a fare la cazzata quel giorno, tu, poliziotto fai il tuo dovere mi prendi e mi metti le manette e mi porti in questura, però non ti puoi arrogare il diritto di ammazzare un altro essere umano. Io sono stato preso alle spalle mentre stavo andando via e buttato in terra. Quando sono finito in terra è stata la mia morte. Mentre mi piacchiavano, che non era flessibile il manico, me le davano tutte con il manico al contrario”.

Il racconto di Paolo è stato confermato anche dal medico legale che ha testimoniato al processo: “Ha detto che le mie ferite erano compatibili con quelle di un manganello girato al contrario, un uso del manganello improprio girato al contrario”. E ancora, sui colpi subiti quasi esclusivamente alla testa: “Il medico legale che è venuto a visitarmi quel giorno è rimasto allucinato anche lui. Ha detto: ‘Come è possibile che è rimasto in fin di vita per le botte che ha preso e non è rimasto neanche un livido su tutto il corpo’. Quindi era chiara la volontà di fare il morto. Non si spiega una ferocia così”.