Servizio Pubblico. Televoto di Santoro come le nomination del Grande Fratello?

Pubblicato il 29 Ottobre 2012 - 12:42 OLTRE 6 MESI FA
Il televoto di Santoro: Servizio Pubblico o Grande Fratello?

ROMA – Il ritorno di Michele Santoro con Servizio Pubblico è coinciso con la novità di un televoto che “nomina” i politici, cioè li avvia verso la defenestrazione virtuale, in perfetto stile Grande Fratello. Che la logica del reality show informi la scena mediatica non è una sorpresa. Così come impera il dominio incontrastato dell’infotaiment, dove intrattenimento e informazione si mescolano fino a riuscire indistinguibili. Ma, con tutto il rispetto per la trasmissione, vedere Alfano “nominato” con il 67% nella sfida con Maroni (33%) sembra più adatto alle emozionanti sfide di un talent show.

La piazza mediatica, che a Servizio Pubblico ha sostituito la piazza vera e propria, ha deciso che il segretario del Pdl non ha l’X Factor. Bella scoperta, ironizzeranno i politologi. Brutta faccenda, si inquietano i renitenti al televoto quale strumento contemporaneo di democrazia diretta. Se si comprende e non si può non condividere il sentimento di totale discredito verso i partiti politici (ma non la schioppettata, nemmeno virtuale), suscita perlomeno qualche interrogativo il ricorso a pratiche di resistenza attiva come la “democrazia liquida” con cui il Movimento 5 Stelle è il più in sintonia, per oggettiva capacità di mobilitare la generazione dei nativi digitali e per perizia riconosciuta della gestione del web.

Ma il “liquid feedback”, la piattaforma web e open source (a disposizione di tutti sia nella fruizione che nell’implementazione) mutuata dai pirati tedeschi e rivendicato dai grillini quale garanzia di trasparenza e democrazia, non è un meccanismo automatico e primitivo come la nomination da talk show di prima serata. A parte il rischio permanente che la piazza, posta di fronte all’alternativa secca, è, da sempre, più incline a scegliere Barabba piuttosto che Gesù Cristo. La nomination, in realtà, banalizza il concetto di Interaktive Demokratie: questa è una procedura dal basso che attraverso un software permette alle associazioni di offrire ai suoi membri uno spazio libero per prendere parte ai processi decisionali.

E’ un tentativo di superare l’impasse democratico di cui i partiti tradizionali sono in gran parte responsabili: si tratta di della definizione di uno sbocco, un indirizzo comune, una scelta deliberata alla fine del dibattito sul web. Trasferire pari pari sul piccolo schermo uno strumento digitale pensato per la piazza digitale è più di un azzardo, rasenta la mistificazione. Siamo sicuri che i pirati tedeschi si aspettassero proprio questo, un anchor man che lancia la nomination sul politico di turno prima dei consigli per gli acquisti? In attesa che si sviluppi un dibattito sul tema, promuoviamo una moratoria sull’uso del fortunatissimo aggettivo che i tanti epigoni di Zygmunt Bauman continuano a infliggerci: nella società “liquida” non ogni fenomeno va giù come un bicchier d’acqua.