Trieste: 5 esperienze da local nella città della Bora

Di Fabio Sonce di bambiniconlavaligia.com
Pubblicato il 25 Gennaio 2016 - 15:09| Aggiornato il 26 Gennaio 2016 OLTRE 6 MESI FA

Di Fabio Sonce di bambiniconlavaligia.com

E’ insolito cominciare la scoperta di una città con il buio, eppure a Trieste consiglio di arrivare alla sera, poco dopo l’imbrunire, la location perfetta è Piazza Unità d’Italia, spalle al mare, lo spettacolo che si presenta davanti agli occhi è qualcosa di incredibile. I palazzi illuminati, la piazza affacciata sul mare con la pavimentazione in pietra arenaria costellata di luci blu che creano un’atmosfera surreale, il castello di San Giusto alle spalle, proprio poco sopra la torre del Municipio della città. Quest’ultima ospita Mikeze e Yakeze, le statue in bronzo dei due giovanotti, un po’ simbolo del luogo, che scandiscono la vita della piazza rintoccando le ore della città.

Se siete fortunati sarà qualche raffica di Bora a darci il benvenuto, alzando un po’ di schiuma sulle acque del golfo, spazia da un lato verso l’Istria, dall’altro sino al Castello di Miramare, tutto di pietra bianca, lì sullo sfondo a far da memoria ad un sogno imperiale.

Così abbiamo vissuto la prima esperienza in questa città che del nord-est è la capitale un po’ dimenticata, questa virgola al confine con la Slovenia che ha tanto da raccontare, un po’ chiusa, forse schiva, ma una città con un cuore grande, pronta ad accogliere, a condividere, Trieste è fatta così, un po’ il riflesso dei suoi abitanti.

La seconda esperienza a Trieste avviene al mattino, in uno dei tanti bar o caffè che costellano il centro, tanto che non fai cento passi senza incontrarne uno. Entriamo al bar e ordiniamo il consueto “Capo in B”, una specie di macchiato caldo servito in un bicchierino di vetro. Succede solo qui, non ci puoi rinunciare.

La terza esperienza ci porta sulla Tranvia di Opicina (tram de Opcina in dialetto), una funicolare con vetture che, attaccate ad un cavo d’acciaio, si inerpicano sino all’Altopiano Carsico. La pendenza è veramente notevole in certi tratti, tanto che le panchette in legno delle vettura hanno una particolare angolazione. Frutto dell’ingegno dell’Ing. Geiringer, qualcuno dice malignamente per comodità dato che lo stesso aveva la sua villa castello proprio in prossimità alla linea, è un percorso a ritroso nel tempo con una vista spettacolare sulla città. Qui non è vietato parlare al conducente ma al “frenador” (frenatore).

Un giro in città è d’obbligo, il Borgo Teresiano ed il Colle di San Giusto, una passeggiata che mette appetito, ci vuole allora uno spuntino in un locale tipico, potrebbe essere da Pepi proprio dietro Piazza della Borsa o al Buffet da Giovanni in Via San Lazzaro, è la quarta esperienza. Qui chiediamo un panino di cotto caldo con senape e kren, una radice un po’ piccante che si grattugia sul momento, meraviglia! Se i vostri gusti sono vegetariani o vegani potete sempre optare per una buona melanzana o zucchina fritta.

L’ultima esperienza a Trieste è un tuffo nel passato. Varcata la soglia del Museo Ferroviario di Campo Marzio è come tornare a fine ottocento, dentro, le stanze del museo sono praticamente quelle della stazione asburgica originaria, gli arredi, i decori per me anche gli odori. Fuori è ancora meglio, con vagoni e locomotive a vapore che sembrano arrivare direttamente da un viaggio nel tempo. Imperdibile per appassionati e meno di ogni età.